Caccia: Liguria ancora bocciata dalla sentenza del TAR
Genova – “Liguria ancora senza un piano faunistico completo che preveda una valutazione di incidenza sulle specie selvatiche oggetto di caccia. Liguria che non ascolta e accantona da sempre i pareri Ispra di protezione”.
Così si può sintetizzare l’ennesima bocciatura consecutiva sui pessimi calendari venatori della Liguria. A cadere nei primi giorni del mese di agosto è stato quello 2020/2021 in tutta la sua interezza, passato in Commissione nel mese di aprile a maggioranza, con due soli voti contrari: quelli di Marco De Ferrari e di Alice Salvatore, del Buonsenso.
Il Tar nella sentenza è entrato anche nei dettagli dichiarando che le specie pavoncella e moriglione devono essere tutelate al 100%, come chiede l’Europa da luglio 2019 e come il Tar stesso aveva già deliberato a ottobre 2019 per la Liguria sul precedente calendario venatorio. La caccia agli acquatici non può prolungarsi fino al 31 gennaio. Il colombaccio non può essere preso a fucilate a febbraio. E non può esserci una quinta giornata di spari alla fragile avifauna migratoria nei mesi di ottobre e novembre. Avifauna migratoria che è già sofferente e in difficoltà ecologica per inquinamento diffuso, mutamenti di habitat, cambiamenti climatici in atto, caccia e bracconaggio, e che dovrebbe essere tutelata e protetta nella sua interezza 365 giorni all’anno.
Le associazioni ricorrenti LAC, LAV, ENPA e WWF della Liguria contestano “la pervicace e fallimentare politica di aggressione al patrimonio naturale dei nostri amministratori, come testimoniato anche da recenti sentenze della Corte Costituzionale in materia di parchi e fauna, che hanno visto varie volte la Regione soccombente per atti illegittimi”.
Una cosa da notare. Dopo l’illustrazione del provvedimento da parte della Giunta, il consigliere Marco De Ferrari – vicepresidente della Commissione – ha preso parola e ha esposto considerazioni e richieste di chiarimento riguardanti le evidenti criticità contenute nel calendario venatorio, esplicitando anche che sarebbe stato a evidente rischio impugnativa. Durante la successiva votazione il M5S si è clamorosamente astenuto, andando a braccetto col PD, evitando di prendere una posizione chiara sulla delibera.
CS