Acqui: Ospedale, l’allarme di “Orgoglio acquese”

Acqui Terme. «A seguito di alcune voci che si rincorrono da alcuni giorni, emerge un’ipotesi preoccupante riguardante il nostro ospedale. Non avendo la certezza siamo a chiedere rassicurazione che un eventuale ipotesi di questa portata venga eliminata dell’orizzonte del nostro ospedale.
La voce che emerge è che nei prossimi mesi possa essere attuato un pesante ridimensionamento dei servizi presso il Presidio di Acqui Terme: la chiusura del secondo box di Pronto Soccorso, la sospensione della copertura dei turni di guardia pomeridiana nei reparti e l’abolizione della presenza notturna di un medico che presta servizio sostitutivo di reperibilità. Servizi tutti prestati attualmente attaverso cooperative.
Siamo perfettamente consapevoli della necessità per ASLAL di rientrare dal deficit di 50 milioni con un piano di recupero di almeno 30 milioni.
Sappiamo bene la guerra ministeriale e soprattutto mediatica contro le cosiddette cooperative ma la domanda che sorge è: i servizi coperti dalla cooperativa erano la causa o piuttosto la conseguenza della carenza dei medici?
Ancora recentemente il concorso per 3 cardiologi, che speravamo portasse almeno un professionista su Acqui, è andato deserto.
Ricordiamo che Acqui risponde ai criteri di area disagiata e ha due reparti che svolgono attività chirurgica: chirurgia generale e ortopedia. I mezzi di soccorso portano in PS urgenze di malati anche in codice rosso.
Il Depotenziamento di un Ospedale proprio su emergenza/urgenza, senza avere supporti alternativi per carenza inveterata di professionisti dipendenti, può comportare gravi rischi per la popolazione e gli stessi operatori che vi prestano servizio.
Un Ospedale depotenziato sarà poi sempre meno attrattivo per i giovani e questo aggravera’ la già drammatica carenza di personale. Evidenti le ricadute anche economiche per la Città tutta: una cittadina centrozona, che ambisce a rilanciare il termalismo, può richiamare turisti e pazienti cronici senza servizi ospedalieri adeguati?
Nessuno si vuole sostituire a Istituzioni e Ministero, ma non tutti i territori sono uguali: il nostro è uno dei Distretti più vecchi di Italia. La sanità di prossimità non può prescindere da un Ospedale che operi in sicurezza.
Senza contare che il maggior carico richiesto ai professionisti di reparto, andrebbe ad influire sulle coperture dei turni e dei servizi attualmente garantiti (se il professionista reperibile deve prestare la sua opera per un’urgenza notturna, non potrà certo svolgere il turno magari previsto per il giorno successivo ad esempio).
Togliere una cooperativa chiudendo i servizi non è recuperare il debito: è ridurre l’assistenza.
Chiediamo anche di sapere in che misura questi tagli andranno a colpire le altre realtà ospedaliere provinciali e che tipo di soluzioni si vogliono proporre in merito, in quanto non vorremmo certamente vedere il nostro ospedale, già terribilmente depotenziato, trattato per l’ennesima volta come la pecora nera della nostra provincia.
Vorremmo quindi avere spiegazioni chiare, dalle istituzioni competenti, e magari essere rassicurati sul fatto che si tratti di mere voci e non di un piano avanzato che ci riguarda direttamente. Acqui non se lo può permettere!».
Fabrizio Baldizzone, capogruppo “Orgoglio acquese”