“L’alleanza nata in Europa fa proprie le perplessità sollevate per prima dalla Coldiretti e conferma il ruolo di apripista dell’Italia che è leader mondiale nella qualità e sicurezza alimentare, nelle politiche di tutela della salute dei cittadini anche grazie alla legge approvata.” E’ quanto afferma Coldiretti nell’esprimere apprezzamento per il protagonismo a livello comunitario del Ministro dell’agricoltura e Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida che ha portato alla presentazione per il Consiglio UE “Agricoltura e pesca” del 23 gennaio 2024 del documento sottoscritto da ben 12 Paesi che prevede una “moratoria” sul cibo a base cellulare.
Nel testo condiviso dalledelegazioni austriaca, francese e italiana con il sostegno anche di quelle ceca, cipriota, greca, ungherese, lussemburghese, lituana, maltese, rumena e slovacca viene chiesto infatti che “prima di qualsiasi autorizzazione alla produzione e al consumo di cibi a base cellulare la Commissione Europea debba avviare una consultazione pubblica sui prodotti a base cellulare” che “non possono mai essere chiamati carne” e pongono “questioni etiche, economiche, sociali e ambientali, nonché sulla nutrizione e sulla sicurezza sanitaria” rimettendo in discussione il quadro normativo attuale che risulta inadeguato.
“La presa di posizione di un numero crescente di Paesi è una risposta – sottolineano Cristina Brizzolari, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, delegato confederale – all’esigenza di avere analisi di impatto univoche da parte della ricerca pubblica ed evitare di trasformare i cittadini in cavie umane, come per primi abbiamo chiesto con la raccolta di oltre 2 milioni di firme a sostegno della legge approvata, con il Piemonte che ne ha raccolte oltre 60 mila e hanno espresso il “No” al cibo sintetico più di 500 comuni di ogni colore politico ed esponenti di ogni schieramento, oltre al governatore Alberto Cirio. La crescente diffidenza conferma infatti la necessità di rispettare il principio di precauzione di fronte ad una nuova tecnologia con molte incognite che rischia di cambiare la vita delle persone e l’ambiente che ci circonda. Proprio per questo la sfida che la Coldiretti lancia alle istituzioni europee è che i prodotti in laboratorio nei processi di autorizzazione non vengano equiparati a cibo ma bensì a prodotti a carattere farmaceutico”.
Sul piano etico e sanitario nel documento, si evidenzia che occorre tenere conto del fatto che la UE ha già deciso di vietare gli alimenti prodotti da animali clonati e la carne trattata con ormoni, utilizzati invece nei bioreattori per i cibi artificiali mentre sul piano economico si esorta “la Commissione e tutti gli Stati ad adottare misure preventive contro monopoli della produzione alimentare” favoriti dagli elevati costi fissi ed economie di scala che avvantaggiano pochi produttori su larga scala con il rischio di dipendenze lungo la catena alimentare.
“A preoccupare i 12 Paesi è anche la necessità di mantenere i pascoli anche nelle zone meno favorite e montane, che forniscono servizi ambientali inestimabili come lo stoccaggio del carbonio e ad evitare che aumentino le disuguaglianze per quanto riguarda l’accessibilità economica dei prodotti a base di carne genuina ai consumatori. In Piemonte si tratterebbe di una vera assurdità poiché il nostro comparto zootecnico è un grande patrimonio da tutelare, dal punto di vista della biodiversità e dell’ambiente, con la razza Piemontese che è tra le razze storiche più famose ed ha una fondamentale valenza economica sul territorio”, concludono Brizzolari e Rivarossa.