L’intervento dei giovani all’incontro di apertura dell’Anno pastorale 2023-24
È stato chiesto ai giovani che hanno partecipato alla GMG di condividere con la Diocesi qualche impressione, qualche pennellata di un’esperienza che catapulta in una dimensione spirituale unica. Con la loro presenza ci hanno portato più vicino il mistero della Chiesa Universale, quella stessa Chiesa che sta vivendo il Sinodo nella convinzione che ci sia un passo del cammino che può raccogliere tutte le realtà e uno particolare che serve ad ogni comunità locale. Ma, come abbiamo ascoltato, in Cristo si compie il miracolo di sentirci veramente tutti fratelli e sorelle.
Ecco quanto ci hanno lasciato di scritto:
Gilberto di Nizza Monferrato: “L’esperienza della GMG è stata per me un momento di crescita e riflessione.
Crescita, perché ogni incontro che facciamo è un pezzetto in più che aggiungiamo a noi stessi, e in Portogallo ne abbiamo fatti tanti.
Riflessione, perché i momenti di raccoglimento e preghiera mi hanno donato un tempo, che nella frenesia quotidiana spesso non c’è, per pensare a cosa voglio dalla mia vita, come mi rendo disponibile alla comunità, come posso migliorare, e soprattutto al senso della mia vocazione. Dopo la partenza da Acqui Terme, il 24 luglio abbiamo fatto tappa al santuario di Lourdes, per una messa di accoglienza alla grotta delle apparizioni e nel pomeriggio la testimonianza di una suora miracolata dopo il passaggio nelle acque di Lourdes.
Dopo altre 10 ore di pullman attraverso Francia e Spagna, il Portogallo ci ha accolti con gioia!
La prima settimana si è svolta nella diocesi di Coimbra con il calore umano di padre André, parroco del paese di Alvaiázere, e di tutte le famiglie ospitanti!
Abbiamo imparato alcune frasi in portoghese, visitato luoghi locali tra il sole e gli ulivi che la fanno da padrone e assaggiato specialità come il Porto e il merluzzo con le patate.
Ma soprattutto, nonostante le condizioni, ci siamo sentiti fratelli di queste persone che ci hanno accolto, al punto che, dopo pochi giorni di convivenza, era ormai doloroso lasciarci.
Siamo così ripartiti verso Lisbona, sentendoci una piccola pietra della Chiesa.”
Carlotta di Ovada: “La mia JMJ inizia il 29 luglio. Sono stati 11 giorni intensi e non riuscirei ad individuare un solo momento come “il migliore”; la realtà è che la JMJ lascia segni sia fisici (la fatica del dormire per terra, in una stanza con altre 50 persone, le docce fredde fuori, i 20 km giornalieri macinati) ma anche e soprattutto segni spirituali, la JMJ ti permette di conoscere a fondo persone che diventeranno essenziali per la tua crescita personale; la JMJ lascia spazio ad un nuovo tipo di amore nel cuore, la JMJ lascia lacrime sui visi per parole dette, pensieri fatti, gratitudine ritrovata. Io sono partita persona e sono tornata Pellegrina, nel cuore, nello spirito, nella vita.”
Pietro di Visone: “Lisbona per me è stata la terza GMG, dopo Madrid nel 2011 e Cracovia nel 2016. Credo sia un tipo di esperienza non propriamente adatto a tutti, bisogna avere una certa “pellaccia”, si dorme poco, si mangia quel che capita, si sta in piedi tutto il giorno, in coda per i bagni e sotto il sole, alla spianata si dorme per terra. Superato tutto questo, si riesce a vivere momenti di incredibile spiritualità, e ci si rende conto di far parte di qualcosa di più grande, di essere uno dei tanti giovani in cammino lungo la storia della Chiesa. Per me ha sempre rappresentato un momento “catalizzatore” rispetto al mio percorso di vita come cristiano. Dopo Madrid ho iniziato ad impegnarmi a livello diocesano in equipe ACR, uscendo dalle quattro mura della mia piccola parrocchia. Dopo Lisbona ho accettato l’incarico di responsabile giovani diocesano. Parallelamente, dopo Madrid, ho iniziato anche a collaborare con la Pastorale Giovanile diocesana, prima come membro della consulta, e poi come segretario. E dopo Lisbona? Chissà… devo ancora far risuonare le parole e le esperienze vissute.”