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Ucraina: rischio invasione russa spinge prezzo grano. Valorizzare frumento tenero alessandrino

Alessandria. La crisi Ucraina con il rischio dell’invasione russa spinge i prezzi internazionali dei cereali con i due Paesi che insieme garantiscono circa 1/3 dell’esportazioni mondiali di grano. È quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che le tensioni in atto sconvolgono il mercato energetico ma anche quello delle materie prime agricole con effetti sui prezzi e sugli approvvigionamenti e il rischio concreto di carestie e tensioni sociali.

In particolare la Russia è il principale Paese esportatore di grano a livello mondiale mentre l’Ucraina si colloca al terzo posto. A preoccupare è il fatto che un eventuale conflitto possa danneggiare le infrastrutture e bloccare le spedizioni dai porti del Mar Nero con un crollo delle disponibilità sui mercati mondiali già in grande tensione con effetti sull’inflazione. L’Ucraina oltre ad avere una riserva energetica per il gas ha un ruolo importante anche sul fronte agricolo con la produzione di circa 36 milioni di tonnellate di mais per l’alimentazione animale (5° posto nel mondo) e 25 milioni di tonnellate di grano tenero per la produzione del pane (7° posto al mondo).

A gennaio l’indice dei prezzi alimentari della Fao ha già fatto registrare il massimo di sempre con i cereali che sono aumentati del 12,5% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente ma molti analisti stimano che una eventuale invasione sconvolgerebbe ulteriormente i mercati con un impatto, oltre che in Europa, anche su molti Paesi Nordafricani come l’Egitto che dipendono dalle importazioni di cereali per sfamare la popolazione.

Un’emergenza mondiale che riguarda direttamente l’Italia che è un Paese deficitario ed importa addirittura il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e nel 2021 ha importato oltre 120 milioni di chili di grano dall’Ucraina e circa 100 milioni di chili di grano dalla Russia che peraltro ha già annunciato di limitare dal 15 febbraio al 30 giugno prossimo le proprie esportazioni di grano.

“In provincia di Alessandria ricordiamo che sono circa 34.000 gli ettari di grano coltivati, frumento tenero in particolare, per una produzione media di 2,5 milioni di quintali mentre per il mais la superficie è pari a 18.689 ettari per una produzione in quintali pari a 2.336.125, la soia ricopre invece 3.500 ettari, su circa 20mila a livello regionale, impiegata soprattutto in ambito zootecnico – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. Nell’immediato occorre però garantire la sostenibilità finanziaria delle aziende e delle stalle affinché i prezzi riconosciuti ad agricoltori ed allevatori non scendano sotto i costi di produzioni in forte aumento per effetto dei rincari delle materie prime anche alla base dell’alimentazione degli animali”.

Con la pandemia si è aperto uno scenario di accaparramenti, speculazioni e incertezza per gli effetti dei cambiamenti climatici che spinge la corsa dei singoli Stati ai beni essenziali per garantire l’alimentazione delle popolazione. Una situazione che sta innescando un nuovo cortocircuito sul settore agricolo nazionale che ha già sperimentato i guasti della volatilità dei listini in un Paese come l’Italia che è fortemente deficitaria in alcuni settori ed ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities.

“Per questo è opportuno incentivare i progetti di filiera come quello piemontese, Grano Piemonte, lanciato insieme al Consorzio Agrario del Nord Ovest, tramite il quale sono già stati seminati oltre 6 mila e 500 ettari, e volto a valorizzare proprio l’oro giallo ed ottenere prodotti da forno veramente prepararti con la farina del territorio per rispondere anche alle esigenze dei consumatori che sono sempre più attenti alla provenienza degli ingredienti – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco -. In quest’ottica, è fondamentale il Pnrr per affrontare le sfide della transizione ecologica e digitale: siamo pronti per rendere l’agricoltura protagonista utilizzando al meglio gli oltre 6 miliardi di euro a disposizione per superare le fragilità presenti, difendere la sovranità alimentare e ridurre la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento in un momento di grandi tensioni internazionali”.

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