Ovada

Rita Repetto racconta agli studenti del “Barletti” la drammatica storia della sorella Roberta

Ovada. Nell’aula magna del “Barletti”, gli studenti delle classi IV e V di tutti gli indirizzi e i loro insegnanti hanno  ascoltato da Rita Repetto la storia toccante di sua sorella Roberta, una giovane donna di quarant’anni morta nel 2020, dopo essere entrata in contatto con un centro olistico in cui è stata vittima di un plagio.

«Roberta era una ragazza intelligente, ricca di talento, illustrava storie per bambini con gli acquerelli, lavorava la ceramica, aveva una sua agenzia immobiliare e insegnava yoga. Apparentemente molto forte e coraggiosa ma anche fragile. E la sua sfortuna è stata avere incontrato chi si è approfittato di questa fragilità. E può succedere a tutti di cadere in queste tele del ragno perché dal punto di vista emotivo siamo tutti fragili, non contano i titoli di studio. Se in un momento di fragilità, incontriamo chi ci promette di stare meglio ci fidiamo, perché vogliamo stare bene».

Roberta entra in contatto con un Centro tramite un amico di infanzia, per risolvere alcuni problemi di coppia: si allontana dai suoi familiari, cambia abitudini e si trasferisce al Centro. Nell’ottobre del 2018 le viene praticata l’asportazione di un nevo sanguinante nel Centro, senza esami specifici pre e post operatori, uso di anestetici e antidolorifici. La convincono a non dire nulla alla famiglia e a curarsi con “meditazione, bagni nel torrente ed assunzione di tisane zuccherate”.

Due anni dopo Roberta muore all’ospedale San Martino dove arriva con i suoi genitori,  per un melanoma plurimetastatizzato.

Grazie ai diari scritti da Roberta e al materiale raccolto, la famiglia fa un esposto alla Procura della Repubblica: il medico e il guru sono condannati ma poi il guru è assolto ed al medico la pena è ridotta.

Ma Rita non si scoraggia, lotta con la speranza che sua sorella abbia la giustizia che merita e col desiderio che quello che è accaduto a lei non succeda più a nessuno, perché in realtà distruttive possono finirci tutti. Fonda l’associazione “La pulce nell’orecchio” con cui vuole insinuare il dubbio, porre un interrogativo” nelle persone che vedono i propri cari invischiarsi “nella tela del ragno” e inizia la sua campagna di denuncia in tv e di sensibilizzazione nelle scuole contro  la violenza di genere e la manipolazione psicologica.

Ai ragazzi del “Barletti” Rita ha regalato un segnalibro con un’illustrazione ad acquarello realizzata da Roberta dove sono elencati i “sette campanelli d’allarme  che ci aiutano a capire che un nostro caro sta entrando in un culto distruttivo”: il primo è l’allontanamento dalla famiglia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.

Pulsante per tornare all'inizio