Le vendite dirette, con gli acquisti a km zero, tagliano del 60% lo spreco alimentare rispetto ai sistemi alimentari tradizionali.
La lotta agli sprechi inizia, infatti, nel carrello della spesa: basti pensare che si gettano nella spazzatura quasi 1,8 miliardi di chili di cibo con pesanti riflessi sull’ambiente e sull’economia, oltre che dal punto di vista etico, considerate le difficoltà di molte famiglie a garantirsi una alimentazione adeguata.
Sono, infatti, 2,3 milioni le famiglie italiane che non possono permettersi di portare in tavola un pasto proteico come carne o pesce ogni due giorni, quasi una su dieci tra quelle presenti in Italia.
E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti su dati Istat diffusa in occasione della Giornata mondiale dell’Alimentazione promossa dalla Fao che si celebra ogni 16 ottobre ed è dedicata al diritto al cibo.
La situazione di deprivazioni è più grave per le persone sole con meno di 65 anni e per i genitori soli con figli adulti, ma il disagio riguarda anche nell’ordine le coppie senza figli con meno di 65 anni, i genitori soli con figli minori e le coppie con figli minori, secondo Coldiretti.
La situazione del disagio alimentare nel nostro Paese emerge anche dalle 3,1 milioni di persone, tra italiani e stranieri, che sono costrette a ricorre ad aiuto per mangiare, tra le mense delle associazioni caritatevoli e la distribuzione dei pacchi alimentari, con una percentuale cresciuta nel corso degli ultimi anni, secondo dati Fead.
«Il fenomeno dello spreco nelle case incide per oltre la metà sul totale del valore del cibo gettato, con le abitazioni che rappresentano la prima voce davanti alla grande distribuzione all’industria e alle campagne – ha affermato il presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. Proprio per sensibilizzare i cittadini rispetto a un problema sempre più grave Coldiretti è impegnata con il progetto dei mercati di Campagna Amica, sostenendo le realtà locali, riducendo l’impatto ambientale dei lunghi trasporti e garantendo alle famiglie prodotti più freschi che durano di più».
Frutta e verdura sono, infatti, le due categorie di cibo che più frequentemente finiscono nella pattumiera, spesso perché provenienti da lunghe distanze, con il risultato di andare a male poco dopo essere state acquistate. Ecco perché comprare direttamente dagli agricoltori nei mercati contadini è la soluzione per invertire la tendenza.
Ma le strategie di consumo etico si applicano soprattutto al momento di fare la spesa, con l’81% degli italiani che ha preso l’abitudine di fare una lista ponderata degli acquisti da effettuare per mettere sotto controllo le spese d’impulso, evitando di farsi guidare troppo dalla molteplicità di stimoli che sono attivati nei punti vendita. E tra gli scaffali il 92% degli italiani è attento a controllare la data di scadenza per acquistare solo cibo da consumare nel breve periodo.
«Il nostro obiettivo è promuovere modelli di consumo più sostenibile. Il grande valore del cibo e la necessità di essere attenti agli sprechi come stile di vita si impara da piccoli ed è quello che Coldiretti sta facendo attraverso il progetto di Educazione alla Campagna Amica nelle scuole. Formare i consumatori di domani perché, nonostante la maggiore attenzione, il problema resta rilevante – ha sottolineato il direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco –. Ognuno di noi può fare la differenza ma, nella valorizzazione di filiere agricole, che fanno della stagionalità e della distintività aspetti peculiari della produzione non replicabili, saranno fondamentali i contributi di tutte le forze politiche, economiche e sociali presenti sul territorio. La filiera corta, in particolare, è proprio espressione di un modello di agricoltura, che sa valorizzare la prossimità come ambito territoriale di azione entro cui è incoraggiata la realizzazione di progetti che considerano il cibo non soltanto come merce di scambio ma affermazione identitaria e culturale».