Lo scorso 15 settembre è stata celebrata in tutte le diocesi d’Italia la Giornata di sensibilizzazione alle offerte per i sacerdoti. Abbiamo riflettuto con Massimo Monzio Compagnoni, responsabile del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa, sul valore di questo strumento affidato dal nuovo Concordato alla responsabilità di tutti i fedeli. Intervista di Stefano Proietti
Massimo Monzio Compagnoni, al quale da quattro anni la CEI ha affidato la guida del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica, comincia subito con una cifra impietosa: 1,6%. Ovvero?
“È presto detto. Nel 2023 per mantenere i circa 32.000 sacerdoti a servizio delle Chiese che sono in Italia sono stati necessari quasi 517 milioni di euro. Le offerte deducibili raccolte nell’anno sono state 8 milioni e 392.000 euro, che quindi hanno coperto quel fabbisogno solamente per l’1,6%”.
Meno del 2%! E il resto di quel denaro da dove è arrivato?
“Il rimanente arriva dai redditi degli Istituti diocesani, dalle remunerazioni proprie dei sacerdoti (che magari insegnano, o lavorano in ospedale) e dalle parrocchie o altri enti ecclesiastici. Più del 70% di quella cifra, però, è stata coperta dai fondi dell’8xmille, l’altro strumento che, insieme alle offerte deducibili, la legge 222 del 1985 ha messo a disposizione dei contribuenti italiani per sostenere la Chiesa”.
Insomma, senza l’8xmille sarebbe un bel problema anche il sostentamento dei sacerdoti.
“È proprio così. Ed è anche per questo – ma non solo – che bisogna assolutamente porre un freno al calo delle firme che da un ventennio sta assottigliando la percentuale di quanti scelgono la Chiesa cattolica per la destinazione dell’8xmille. Siamo passati dal 90% dei firmatari del 2004, a meno del 70%, e questo dato rischia di penalizzare innanzitutto le moltissime opere di carità che la Chiesa cattolica porta avanti nel nostro e nei paesi più poveri del mondo, e poi la conservazione di quell’immenso patrimonio architettonico e artistico che ha sempre dato un contributo decisivo nel rendere la nostra Italia l’angolo più bello del pianeta.
Qual è, dunque, il suo appello ai fedeli che stanno leggendo questa intervista?
L’invito, accorato e forte, è innanzitutto quello alla firma per l’8xmille e alla sensibilizzazione affinché anche altri firmino, specialmente quelle persone (per lo più anziani) che non hanno più l’obbligo di presentare la dichiarazione dei redditi ma conservano comunque il loro sacrosanto diritto di scelta. Ma l’invito che faccio non è rivolto solo ai fedeli ma a tutte le persone di buona volontà, che certamente si accorgono di quanto bene venga realizzato dalla Chiesa cattolica attraverso le sue mille attività solidali, grazie anche al dono totale di sé che i sacerdoti continuano a fare, seguendo la propria vocazione.
È per questo che continuate a chiedere anche le offerte, oltre alle firme per l’8xmille?
In realtà la promozione delle offerte deducibili – proprio come quella delle firme per l’8xmille – è prevista dalla stessa legge 222 del 1985, che ha preso atto di quanto l’anno prima era stato sottoscritto dalla Repubblica italiana e dalla Chiesa cattolica col nuovo Concordato. Il motivo principale, però, per cui continuiamo convintamente a promuovere le offerte, nonostante il loro contributo così poco incisivo al fabbisogno del sostentamento del clero, sta nel valore simbolico e pastorale che ogni offerta conserva. Anche la più piccola. Mettere mano al portafoglio per contribuire al sostentamento Chiesa, infatti, vuol dire anche riconoscere tutto il bene che i sacerdoti fanno per noi, ogni giorno, e ricordarci che sono affidati a noi, esattamente come la cura delle comunità cristiane è affidata a loro. Per questo abbiamo scelto come nuovo nome del sito per la promozione delle offerte proprio Unitineldono.it. Sovvenire alle necessità della Chiesa rimane un dovere di chi si professa cristiano e donare è semplice e sicuro, e si può fare anche direttamente dal sito, con pochi clic. La firma per l’8xmille è indispensabile ma tutti possiamo, e dobbiamo, fare un passo di più. È il gesto che conta, non l’importo. Per questo invito tutti a visitare il sito Unitineldono.it e a fare la propria piccola ma indispensabile parte.