Inflazione, guerre e cambiamenti climatici hanno frenato il ricorso agli acquisti di terreni, mentre l’affitto si è rafforzato.
E’ quanto emerge dal rapporto del Crea sull’andamento del mercato fondiario in Italia. La compravendita è rimasta sostanzialmente ferma e il prezzo dei terreni si è mantenuto praticamente stabile con una crescita di meno dell’1%. Dall’analisi emerge che i valori medi per ettaro si sono attestati su 47mila euro al Nord Est, a 37mila nel Nord Ovest e su livelli decisamente più bassi al Centro e al Sud, al di sotto dei 16mila euro.
L’incertezza della situazione internazionale e l’estrema variabilità climatica, secondo il Crea, hanno scoraggiato gli investitori. A tirare sono i terreni vocati per le coltivazioni di qualità, mentre il mercato è fermo per le aree marginali e interne. La crescita dell’interesse per gli affitti è confermata dal balzo della superficie che negli ultimi trent’anni è più che raddoppiata.
«Anche se in un clima di prudenza da parte degli investitori, le prospettive non sono negative nonostante i fattori geopolitici, i costi energetici e i cambiamenti climatici – ha affermato il presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. Gli operatori infatti prevedono una tendenziale crescita del mercato, o per necessità di ampliamento aziendale o per la nascita di nuove aziende, grazie anche ai finanziamenti previsti per i giovani imprenditori».
Le aziende che hanno rafforzato la maglia poderale sono quelle che hanno fatto ricorso all’affitto, mentre la contrazione ha per lo più interessato le strutture produttive con soli terreni in proprietà Nel caso di aziende di oltre 20 ettari la metà della superficie risulta in affitto o in comodato gratuito. Il mercato è stato particolarmente vivace nel Nord dove la domanda di terreni in affitto ha superato l’offerta, i canoni però non hanno subito impennate, gli incrementi maggiori si rilevano solo per i giovani agricoltori.
«La richiesta è ovviamente elevata per i terreni fertili, dotati di maggiori infrastrutture e nei comparti che hanno le migliori prospettive commerciali – ha aggiunto il direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco -. Sulla situazione fotografata, potrebbe pesare, l’incertezza della congiuntura internazionale che ha determinato un aumento dei costi e la volatilità dei mercati delle commodity. E dunque oggi non è possibile valutare se ci sarà un ribasso o se la domanda potrà salire e con questa i prezzi, proprio in considerazione del valore di ‘bene rifugio’ della terra».