Vino voce principale dell’export, Piemonte al secondo posto e in cinque anni ha avuto una crescita del 19%
È il cibo la prima ricchezza dell’Italia con un valore della filiera agroalimentare allargata che ha superato i 600 miliardi di euro e rappresenta il simbolo più noto del Paese all’estero. Ad affermarlo è l’analisi Coldiretti su dati del centro studi Divulga, diffusa in occasione della prima Giornata nazionale del Made in Italy, istituita il 15 aprile. Una ricorrenza festeggiata al Vinitaly a Casa Coldiretti poiché proprio il vino rappresenta, infatti, la voce più importante dell’export agroalimentare Made in Italy, per un valore di 7,8 miliardi nel 2023.
Presentato in anteprima il video ufficiale della campagna nazionale di promozione dell’agricoltura e del cibo promossa da Coldiretti, Filiera Italia e Fondazione Campagna Amica che coinvolge tutte le regioni italiane, nei centri urbani ma anche nelle aree interne, attraverso le strutture territoriali e la rete dei mercati contadini. L’obiettivo è la valorizzazione del Made in Italy agroalimentare e dell’educazione alimentare secondo i canoni della dieta mediterranea, della stagionalità e del prodotto a km0.
Il Piemonte, che emerge come la regione con i vini di maggiore qualità, in particolare per i rossi, si colloca al secondo posto per valore export di vino e in cinque anni ha avuto una crescita del 19% registrando nel 2023 1 miliardo e 200 mln di euro.
“Il Piemonte contribuisce ad accrescere il valore e la rete del made in Italy con circa 800 aziende agricole che fanno vendita diretta, 300 agriturismi, 250 fattorie didattiche, 600 pratiche di agricoltura sociale, quasi un centinaio di mercati, 3 mercati coperti, 30 cuochi contadini, 25 maestri dell’ospitalità contadina e oltre 40 sigilli – fanno notare Cristina Brizzolari, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, delegato confederale-. L’iniziativa realizzata da Coldiretti al Brennero è un’iniziativa di trasparenza e di risposta nei confronti dei cittadini e dei consumatori. Non è una manifestazione di chiusura all’interno dei confini , è vero esattamente l’opposto: partiamo dall’Italia per cercare di portare trasparenza sui mercati a livello mondiale e fare anche una lotta concreta al tema dell’Italian sounding che tante volte si pensa essere solo fuori dei confini nazionali quando purtroppo l’abbiamo anche all’interno del nostro Paese quando ci sono queste storture. Il boom dell’export che registiano in Piemonte rispetto all’agroalimentare deve però far sì che vengano incrementati gli accordi di filiera per sostenere le produzioni piemontesi dalla carne bovina alla frutta fino alle nocciole. Serve, quindi, un’attenzione che l’agroindustria virtuosa auspichiamo ponga sempre di più dimostrando disponibilità ad attivare accordi che diano impulso all’economia alimentare piemontese”.