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Ulivo: il clima non ha aiutato la produzione al Centro-Nord ma le prospettive sono buone

Alessandria. I cambiamenti climatici colpiscono anche l’ulivo, pianta simbolo della pace, con il raccolto mondiale che crolla è fa schizzare i prezzi dell’olio extravergine a livello nazionale del +49,3%. 

È quanto afferma Coldiretti Alessandria su dati Istat sottolineando come l’Italia possa contare su un patrimonio di biodiversità unico al mondo con 533 varietà di olive coltivate dalle Alpi alla Sicilia per un totale di 250 milioni di piante dalle quali nasce il maggior numero di oli extravergine a denominazione in Europa con 42 Dop e 7 Igp oltre a decine di produzioni a km zero legate ai territori con una ricchezza di profumi e sapori che non ha eguali al mondo.

La produzione dell’olio extravergine nazionale quest’anno è stimata di circa 290mila tonnellate, al di sotto della media dell’ultimo quadriennio, con il Sud che segna un +34% rispetto allo scorso anno e salva l’Italia dalla caduta verticale del Centro Nord (-1/3), secondo le previsioni Coldiretti, Unaprol e Ismea.

In mezzo a questo a questi grandi numeri emerge una provincia alessandrina che, in particolare in alcune parti del territorio, annovera una produzione di olio tra le più interessanti e destinate alla crescita con una superficie attuale di 56 ettari e 275 quintali di produzione che tradotti in litri sono circa 4.500.

A pesare quest’anno è stato il clima impazzito con eventi estremi: piogge durante la fioritura, siccità e alte temperature che hanno messo a dura prova gli uliveti nazionali.

Tuttavia la produzione nazionale non è sufficiente a soddisfare la domanda per consumo ed esportazioni e sull’aumento dei prezzi pesano i risultati della scarsa raccolta all’estero, in particolare nella penisola iberica che è il primo produttore ed esportatore mondiale.

“Per garantire la sovranità alimentare del Paese e salvare i portafogli degli italiani, Coldiretti e Unaprol hanno previsto con le risorse del Pnrr accordi di filiera per avere un milione di nuove piante di olivo in più lungo la Penisola, incrementare la produzione e ridurre la dipendenza dall’estero in una situazione in cui sono straniere 3 bottiglie su 4 consumate in Italia – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. Secondo l’elaborazione Coldiretti su dati Istat le importazioni italiane di olio d’oliva dall’estero hanno segnato il record del secolo per un valore di oltre 2,2 miliardi di euro nel 2022 con un incremento di quasi il 20% nei primi sei mesi del 2023”.

Una situazione che espone l’Italia alle fluttuazioni delle produzioni estere e alle speculazioni dei mercati internazionali. Quest’anno, infatti, la Spagna dovrebbe attestarsi a circa 765 mila tonnellate, del 34% inferiore alla media degli ultimi quattro anni. Mentre in Turchia la produzione di olio dovrebbe scendere intorno alle 280 mila tonnellate, circa 100mila tonnellate in meno rispetto alla scorsa campagna. Crolla anche la Grecia con 200mila tonnellate previste rispetto alle 350mila dello scorso anno. Solo la Tunisia sembra in recupero con una produzione che può superare le 200 mila tonnellate, sopra le 180mila dell’ultima stagione, avvicinandosi alla media degli ultimi 5 anni che è di 228 mila tonnellate.

Per questa situazione internazionale, con le scorte che si stanno esaurendo, il prezzo medio dell’olio extravergine d’oliva, arrivato a livelli record, sembra destinato a salire ancora: si è creata una situazione mai vista prima con scarse produzioni, soprattutto in Spagna, scorte basse e inflazione, che ha fatto impennare i valori dell’extravergine d’oliva con il raddoppio dei prezzi per gli olii di origine comunitaria. 

L’Italia è fra i primi tre maggiori consumatori di extravergine di oliva al mondo con circa 480 milioni di chili, subito dopo la Spagna e prima degli Stati Uniti e rappresenta il 15% dei consumi mondiali secondo elaborazioni Coldiretti sugli ultimi dati IOC (International oil council).

Secondo un’indagine condotta da Coldiretti meno della metà degli italiani (44%) verificano con attenzione l’etichetta d’origine per essere sicuri di mettere nel carrello un extravergine ottenuto da olive Made in Italy.

Anche per sostenere l’economia ed il lavoro nel nostro Paese, il consiglio di Coldiretti e Unaprol è di scegliere le produzioni Made in Italy verificando attentamente l’etichetta. Infatti, sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati non sempre è messo in evidenzia e ben leggibile che si tratta di “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva per garantire ai consumatori una maggior consapevolezza su quello che acquistano.

“È meglio quindi guardare con attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop e Igp, in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100% da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica dove è possibile assaggiare l’olio EVO prima di comprarlo e riconoscerne le caratteristiche positive. In tale ottica i contratti di filiera con i fondi del Pnrr sono fondamentali per lo sviluppo di prodotti 100% italiani per dare opportunità di lavoro, sostenendo ambiente e cultura facendo crescere l’agroalimentare Made in Italy, in un contesto di grande instabilità internazionale”, ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco.

L’olio extravergine d’oliva è una delle componenti fondamentali della Dieta Mediterranea e della cucina italiana candidata a diventare patrimonio dell’Unesco come riconoscimento di un legame fra enogastronomia, storia, società e lavoro che rappresenta ormai un asset determinante per il Paese.

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