La consegna del Mandato ai Catechisti diocesani

È  stata celebrata domenica 19 novembre alle ore 15.30 in Cattedrale la consegna del Mandato ai Catechisti diocesani.

Dopo la lettura del Vangelo di Luca (Lc 24, 13-35) coinvolgenti le parole che Mons. Luigi Testore ha rivolto ai presenti, che tra l’atro, ha detto:

“Si è scelto per questo incontro di leggere il brano del Vangelo di Luca, così significativo in questo tempo, perché è il brano che fa da icona al nostro cammino sinodale di quest’anno e anche alla Lettera Pastorale che abbiamo proposto per questo tempo.

E allora, pensiamo come questo cammino di Emmaus sia anche un po’ il cammino di oggi del catechista, perché chi svolge questo compito, così importante per la comunità cristiana, vuole proporre il cammino della Fede alle persone che vogliono ascoltare questa novità evangelica”.

“…Quindi, dice il Vangelo che a quel punto, quando hanno riconosciuto Gesù, partirono senza indugio, senza paura del fatto che fosse notte, che la strada per Gerusalemme fosse una strada in salita, mentre erano scesi prima verso Emmaus.

Ma a quel punto nulla importa perché c’è qualcosa di così importante da dire agli altri che non si ha più paura nè della fatica (800m quasi di dislivello) nè di quella notte ormai buia in quell’epoca.

Perché, appunto, è importante poter portare l’annuncio, poter dire qualcosa di essenziale agli altri”.

“Non si può dimenticare neppure che Gerusalemme è un po’ il simbolo di ogni città, il simbolo della città degli uomini,  città degli uomini sempre contesa, una città in difficoltà e lo vediamo in questi ultimi giorni per situazioni di guerra,  ma è un po’ sempre stato così….

Gerusalemme, la città della pace e invece è la città dove si coglie di più il contrasto che c’è nella condizione umana….

E qui noi cristiani abbiamo certamente questo compito, il compito di rinnovare il mondo intorno a noi, di non lasciare che ci sia una presenza eccessiva di questa città dell’uomo che ci soffoca, di questa città ingiusta che non riesce a liberarsi dalla sua condizione di violenza. Invece noi siamo chiamati a portare nella città quella speranza, quella novità che nasce dal Cristo risorto.

Anche vivere il compito del catechista vuol dire questo: riuscire ad annunciare questa speranza e questa novità, far capire, far intuire che è possibile un cammino di novità per il mondo, far intuire che è possibile accogliere il Vangelo e lasciarsi trasformare dalla novità del Vangelo.  Che è possibile quindi costruire una città diversa in cui non c’è più la violenza e la guerra, una città in cui si riescono a superare le ingiustizie nelle relazioni tra gli uomini, una città che può essere davvero a misura della persona…”.

Sono poi stati posti in evidenza alcuni punti della Lettera Pastorale, “Partirono senza indugio”:

1. Siamo giunti al momento in cui è necessario che tutti noi compiamo un salto di qualità nel modo di affrontare la vita ecclesiale. In cui rieducarci noi preti ad una conduzione molto più comunitaria e sinodale delle parrocchie e in cui tutti i fedeli riescano a trovare il loro ruolo specifico nell’annunciare e vivere il Vangelo e nell’imparare ad assumersi responsabilità nella Chiesa cui si appartiene.

2. In tutte le nostre comunità sarebbe però importante trovare altri momenti di lettura della Parola, organizzandosi in piccoli gruppi, anche a livello familiare, in cui preparare in anticipo la liturgia domenicale, oppure approfondirla in seguito.

3. Si è rimarcata con forza l’importanza della famiglia nella vita ecclesiale auspicando che ci educhiamo e ci formiamo come famiglie anche al compito di trasmettere la fede alle nuove generazioni. In questo senso sarebbe forse utile ripensare anche i momenti di preparazione al matrimonio, per renderli più accattivanti e più efficaci, non una sorta di obbligo cui adempiere, ma un’occasione in cui scoprire il significato e la gioia di formare una famiglia cristiana.

4. Un altro impegno importante per tutte le nostre comunità dovrebbe essere quello di dare spazio a momenti di preghiera comunitaria, che potrebbero essere organizzati facilmente anche da laici, magari dopo aver preparato l’incontro con un presbitero.

5. trovare una modalità particolare di cura per le parrocchie che non hanno più un prete residente. In quei luoghi ritengo sia essenziale far eleggere dai fedeli tre persone che a turno si assumano il compito di curare la chiesa (ed eventualmente di assicurare la sua apertura in determinati orari), ma anche favorire il cammino della comunità locale nella catechesi, nella liturgia, nella preghiera. In effetti la nostra deve diventare sempre più una chiesa ministeriale, in cui molti laici svolgano sevizi specifici per il bene della comunità.

6.  Parola forte ed essenziale (…) è (…) quindi corresponsabilità. Abbiamo tutti insieme il compito di edificare le nostre comunità con questo spirito di responsabilità condivisa in cui ciascuno deve sentirsi non solo partecipe della comunità in cui vive, ma anche capace di assumere in essa impegni sia nella conduzione, sia soprattutto nella missione e nell’azione di carità che nasce dal nostro essere Chiesa.

L’incontro è stato organizzato con il contributo del fondo 8xMille per la Chiesa Cattolica. Si ringrazia la partecipazione alla preparazione le diverse parrocchie che hanno inviato contributi per la stesura del libretto.

Un vivo ringraziamento alla Corale di Visone che ha accompagnato i momenti di preghiera e tutta la celebrazione.

Exit mobile version