Borgio Verezzi. “Viaggio agli estremi della terra” è il titolo della mostra fotografica di Gabriele Pedemonte, inaugurata la scorsa settimana a Borgio Verezzi, nelle Grotte di Valdemino, visitabile sino a domenica 27. Poi, fino a fine settembre, l’allestimento sarà in via Roma, in prossimità di piazzetta Sant’Agostino.
Un evento, a cura di Arcadia con sostegno e patrocinio dell’Amministrazione comunale, per “un messaggio importante che dall’intimità del sottosuolo, punto di partenza e riflessione, ci porterà lontano… ambienti, popoli, culture… nella magia della conoscenza”. Proseguono gli organizzatori: “Si comincia appunto dal ventre della terra, scrigno di bellezza e punto di partenza del viaggio: le grotte di Borgio, storicamente note come “Valdemino”, che si snodano per circa 800 metri all’interno di grandi sale formate in ere lontane, ricche di concrezioni di ogni forma, le cannule esili e quasi trasparenti, i drappi sottili come lenzuoli, le grandi colonne che sembrano sostenere la volta, quelle stalattiti così eccentriche, delicate e fragili, tanto potenti. È un mondo nascosto, oscuro, dove dominano colori caldi che vanno dal bianco, al giallo, al rosso in un crescendo di sfumature diverse, e che fanno di queste grotte le più colorate d’Italia”.
Pedemonte è fotografo internazionale e appassionato escursionista del globo, e ha fissato coll’obiettivo le “meravigliose diversità che si possono trovare in ogni angolo”, specie in luoghi meno conosciuti (Siberia, Mongolia, Oceano Pacifico, America del sud), con “paesaggi e ritratti che ci mostrano, attraverso colori, forme, uomini, donne, bambini, come gli individui siano legati da una connessione profonda di umanità”.
All’inaugurazione, con il fotografo Pedemonte, c’era anche Antonio Guerci, ordinario di antropologia all’Università di Genova e istitutore della cattedra Unesco in “Antropologia della salute-Biosfera e sistemi di cura” (centro di eccellenza per l’insegnamento e la ricerca che, con il programma “Memorie del mondo”, vuole promuovere il patrimonio documentario mondiale, col riconoscimento di costumi e consuetudini appartenenti alle diverse nazioni aderenti all’Unesco), e che ha raccontato le culture dei popoli ritratti negli scatti.
Scriveva Albert Einstein: “Non dobbiamo semplicemente sopportare le differenze fra gli individui e i gruppi, ma anzi accoglierle come le benvenute, considerandole un arricchimento della nostra esistenza”. E spiega allora Pedemonte: “Con la fotografia cerco di trasmettere la meravigliosa diversità in cui ci si può imbattere. Ogni volta che incontro lo sguardo di queste anime lontane, mi sento sempre a casa. Questo mi fa riflettere sul fatto che, nonostante le nostre apparenti differenze, siamo tutti legati da una connessione profonda”.
Un evento, quindi, per ascoltare la natura, avere rispetto della terra, approcciarsi agli altri con umiltà e rispetto, sino a giungere a un mondo migliore.
Le immagini raccontano, infatti, la fatica di vivere di tanti nostri simili e la bellezza del pianeta, e ci dicono che il presente va tutelato. “In quelle zone – proseguono gli organizzatori – là dove le giovani generazioni scelgono di rimanere, mantenendo continuità e fluidità col passato, si assiste a un’inclusione profonda dell’uomo con la natura, in un’armonia piena di bellezza, fatta di rispetto, di salvaguardia e di equilibrio”.
L.S.