Alessandria. Alla vigilia di San Martino, inizio della nuova annata agraria, è SOS in agricoltura per l’impennata dei prezzi dalle semine ai mangimi.
Con un taglio dell’0,7% nel trimestre la produzione alimentare cala quasi il doppio della media dell’industria (-0,4%) per effetto della riduzione della spesa degli italiani che con il caro prezzi hanno diminuito gli acquisti in quantità.
È quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi alla produzione industriale nel terzo trimestre. Si tratta del risultato delle difficoltà in cui si trovano le famiglie italiane che, spinte dai rincari mettono meno prodotti nel carrello ma è anche il segnale dei problemi della filiera produttiva alle prese con l’esplosione dei costi dell’energia e delle materie prime.
E l’impatto dell’inflazione pesa sulle famiglie dove è evidente dal fatto che volano gli acquisti di cibo low cost con i discount alimentari che fanno segnare nei primi nove mesi un balzo del + 9,7% nelle vendite in valore, il più elevato nel dettaglio.
A causa dei rincari e della scarsa reperibilità si è verificato il taglio da parte delle aziende agricole di quasi 1/3 negli acquisti di fertilizzanti che mette a rischio le semine, i trapianti autunnali e la stessa produttività dei raccolti Made in Italy.
“Con l’avvio delle operazioni colturali autunnali che comprendono l’estirpatura, la rullatura, la semina e la concimazione, gli agricoltori sono costretti ad affrontare tagli a causa degli effetti drammatici dei rincari. A pesare sull’aumento del costo dei fertilizzanti, che in un anno è più che raddoppiato, sono le misure adottate con l’inizio della guerra in Ucraina con sanzioni, accaparramenti e riduzioni degli scambi che hanno favorito le speculazioni in una situazione in cui l’Italia ha importato lo scorso anno dall’Ucraina ben 136 milioni di chili di fertilizzanti mentre altri 171 milioni di chili arrivavano dalla Russia e 71 milioni di chili dalla Bielorussia secondo l’analisi della Coldiretti su dati Istat dalla quale si evidenzia che si tratta complessivamente di una quota superiore al 15% del totale delle importazioni”, ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco.
I prezzi dei fertilizzanti sono aumentati dopo le sanzioni contro le aziende bielorusse che producono potassio e l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia che ha gettato nel caos una grossa fetta delle forniture globali. Si stima, infatti, che Russia e Bielorussia costituiscano circa il 40% della produzione globale di potassio mentre la Russia produce circa il 20% dell’azoto mondiale.
“La situazione sulla tenuta dei bilanci delle aziende agricole, tra speculazioni e incertezza, ha superato da tempo la soglia di criticità. Per effetto degli aumenti dei costi più di 1 azienda agricola su 10 è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività mentre il 34% del totale nazionale si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dei rincari – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco -. Il risultato è che l’urea è balzata a 1.100 euro a tonnellata contro i 540 euro a tonnellata dello scorso anno mentre il perfosfato è passato da 185 agli attuali 470 euro/tonnellata e i concimi a contenuto di potassio sono schizzati da 455 a 1005 euro/tonnellata. Una situazione che ha pesanti effetti sulla produttività delle coltivazioni che rende necessario promuovere l’utilizzo dei fertilizzanti organici e, in particolare, del digestato, ottenuto dalla produzione di energie rinnovabili come biogas e biometano, facendo chiarezza sulla possibilità di utilizzo ed eliminando la soglia dei 170 kg di azoto per ettaro all’anno. Quello che serve è responsabilità della intera filiera alimentare con accordi tra agricoltura, industria e distribuzione per garantire una più equa ripartizione del valore per salvare aziende agricole e stalle”.