Alessandria. I rincari della spesa alimentare costeranno alle famiglie 650 euro in più per imbandire la tavola durante l’anno a causa dell’esplosivo impatto dei costi energetici sulla filiera agroalimentare.
È quanto stima la Coldiretti sulla base dei dati Istat sull’inflazione a settembre, che evidenziano un aumento dell’11,4% per i beni alimentari.
Secondo l’analisi Coldiretti in cima alla classifica dei rincari con un +60,5% ci sono gli oli di semi, soprattutto quello di girasole, che risente della guerra in Ucraina che è uno dei principali produttori, mentre al secondo posto c’è il burro in crescita del 38,1% e al terzo la margarina (+26,5%). Seguono il riso con un +26,4%, spinto anche dal crollo della produzione nazionale a causa della siccità, e il latte UHT (+24,5%), davanti a farina (+24,2%) e pasta (+21,6%) mentre nelle campagne il prezzo del grano non copre i costi di produzione degli agricoltori. I vegetali freschi aumentano del 16,7% e la frutta del 7,9% con effetti negativi sui consumi.
E colpisce direttamente il carrello della spesa degli italiani l’attacco russo ai depositi di olio di semi di girasole che con un balzo dei prezzi del 60% è il prodotto alimentare che ha avuto il maggior aumento nell’ultimo anno.
È quanto afferma la Coldiretti in riferimento ai fiumi di olio di semi di girasole perduti lungo le strade di Mykolaiv per la distruzione delle cisterne da parte dei droni, sulla base dei dati Istat sull’inflazione. Dall’Ucraina sono arrivate in Italia quasi la metà (46%) delle importazioni nazionali di olio di girasole per un totale di ben 260 milioni di chili, lo scorso anno.
La mancanza di olio di girasole si è fatta sentire in Italia dove risulta introvabile sugli scaffali dei supermercati e numerose catene sono state costrette a razionare le vendite mentre molte industrie alimentari hanno dovuto modificare le ricette dei proprio prodotti. Oltre che tal quale per le fritture, l’olio di girasole viene impiegato, infatti, dall’industria alimentare per la produzione di conserve, salse, maionese, condimenti spalmabili e la ripresa delle forniture può significare risparmi economici per le imprese costrette a rifornirsi con prodotti alternativi più costosi.
Una coltura, quella dei girasoli, passata in provincia di Alessandria dai 3.968 ettari del 2021 ai 5.279 del 2022 ma con una produzione inferiore a causa dell’andamento climatico: si è passati, infatti, dai 119.040 quintali prodotti lo scorso anno ai 105.580 di quest’anno.
A causa dei rincari più di un alessandrino su due (51%) taglia la spesa nel carrello dalla quale si evidenzia che un altro 18% di cittadini dichiara di aver ridotto la qualità degli acquisti, costretto ad orientarsi verso prodotti low cost per arrivare a fine mese.
“Sempre più numerosi gli alessandrini che vanno a caccia dei prezzi più bassi, anche facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount alla ricerca di promozioni per i diversi prodotti. Il rischio è quello di un pericoloso abbassamento degli standard di qualità e di sicurezza alimentare. Il risultato dei discount – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco – evidenzia la difficoltà in cui si trovano le famiglie che, spinte dai rincari, orientano le proprie spese su canali a basso prezzo. Il consiglio è quello di non rinunciare alla qualità e di fare acquisti direttamente dagli agricoltori nei mercati di Campagna Amica per avere la certezza della rintracciabilità di ciò che si porta in tavola al giusto prezzo”.
“Bisogna intervenire subito sui rincari dell’energia che mettono a rischio imprese e famiglie in settori vitali per il Paese per non rischiare un crack alimentare, economico e occupazionale visto che proprio in questi mesi si concentrano le produzioni agricole tipiche del Made in Italy e della Dieta Mediterranea con le loro lavorazioni come vino, i ortaggi e frutta per conserve, succhi e derivati”, ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco.