In Italia bisogna allargare la caccia ai cinghiali che rappresentano il principale veicolo di diffusione della Peste suina africana (Psa) con oltre 2,3 milioni di animali che stringono d’assedio città e campagne da nord e sud dell’Italia. È l’allarme lanciato dal presidente della Coldiretti Ettore Prandini nella lettera al Commissario nazionale straordinario alla peste suina africana, Angelo Ferrari, nel chiedere un’efficace attuazione del PRIU (Piano regionale di interventi urgenti per la gestione, il controllo e l’eradicazione della peste suina africana nei suini da allevamento e nella specie cinghiale) rispetto all’attività venatoria nei confronti dei cinghiali.
“Nella nostra regione sono stati presi alcuni provvedimenti, volti a diminuire la presenza dei cinghiali sul territorio, che introducono delle deroghe allo svolgimento dell’attività venatoria nell’ambito della zone di restrizione, così come la possibilità di esercitare l’attività di caccia di selezione nelle ore notturne – fanno notare Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale. Come facevamo già presente prima del dilagare della Peste Suina e, ancor più, dopo la diffusione dei primi casi a gennaio, occorre ridurre drasticamente il numero dei cinghiali, sia per limitare l’incidenza dei danni alle produzioni agricole, sia, soprattutto, per evitare la diffusione della PSA e sostenere l’attività delle filiere agroindustriali legate agli allevamenti di maiali che garantiscono reddito, occupazione ed indotto all’Italia, oltre ovviamente a ridurre il rischio di incidenti stradali, visto ancora l’ultimo mortale che si è verificato a Villanova Mondovì nel mese di luglio.
Ora monitoreremo che vengano messe concretamente in atto, da parte di tutti gli enti interessati, le misure previste dalle recenti delibere regionali, unitamente all’applicazione del Piano Regionale di Eradicazione (PRIU) nella restante parte del territorio piemontese, rispetto al quale è essenziale la definizione urgente delle relative linee guida attuative, così da rendere uniforme, anche in termini di semplificazione delle procedure, l’applicazione ed efficaci e tempestivi gli interventi di depopolamento. Ribadiamo quanto siano ancora irrisori i numeri degli abbattimenti dei cinghiali: a fine luglio erano poco più di 5000 capi circa quando l’obiettivo è quello di arrivare ad almeno a 50 mila. Considerata la situazione di estrema emergenza sono del tutto fuori luogo, vanno contro la realtà dei fatti e danneggiano il Paese le proposte di abolizione della caccia avanzate per contingenti e strumentali interessi politici”.