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Autunno ‘caldissimo’ sul fronte economico

Alessandria. Dal gas ai barattoli, dal gasolio alle etichette, è in arrivo uno tsunami sui prezzi del cibo con un autunno caldissimo sul fronte economico con la produzione agricola e quella alimentare che assorbono oltre il 11% dei consumi energetici industriali totali.

È l’allarme lanciato da Coldiretti Alessandria in riferimento agli spaventosi rincari delle bollette che colpiscono imprese e famiglie.

“Nel sistema agricolo i consumi diretti di energia includono i combustibili per trattori, serre e i trasporti mentre i consumi indiretti ci sono quelli che derivano da fitosanitari, fertilizzanti e impiego di materiali come la plastica. In agricoltura si registrano rincari dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio fino al +300% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco – Il comparto alimentare richiede ingenti quantità di energia, soprattutto calore ed elettricità, per i processi di produzione, trasformazione, conservazione dei prodotti di origine animale e vegetale, funzionamento delle macchine e climatizzazione degli ambienti produttivi e di lavoro. Aumenti che riguardano l’intera filiera del cibo con costi indiretti che vanno dal vetro rincarato di oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, al tetrapack con un incremento del 15%, dal +35% delle etichette al +45% per il cartone, dal +60% costi per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al +70% per la plastica”.

Nelle campagne più di 1 azienda agricola su 10 (13%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben oltre 1/3 del totale nazionale (34%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dei rincari.

“Così non possiamo andare avanti e non ci possiamo permettere di aspettare i tempi lunghi della politica” ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco nel sottolineare che “rischiamo un crack alimentare, economico e occupazionale visto che proprio in questi mesi si concentrano le produzioni agricole tipiche del Made in Italy e della Dieta Mediterranea con le loro lavorazioni per conserve, succhi e derivati: dagli ortaggi ai legumi, dal vino all’olio, dai salumi e prosciutti Dop ai formaggi, dal latte alla carne fino alla pasta, dalla frutta alle passate di pomodoro usate su tutte le tavole italiane e all’estero. Si tratta di una bolletta energetica pesante, nonostante nel tempo si sia verificato un contenimento dei consumi energetici grazie alle nuove tecniche e all’impegno degli agricoltori per la maggiore sostenibilità delle produzioni anche con l’adozione di tecnologie 4.0 per ottimizzare l’impiego dei fattori della produzione”.

L’Italia è un territorio deficitario che importa addirittura il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame e con l’esplosione dei costi dell’energia rischiamo di perdere quegli spazi di autonomia e sovranità alimentare che fino a oggi le imprese agricole sono riuscite a difendere per il bene del Paese.

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