Coldiretti Piemonte – siccità: riconosciuto lo stato di emergenza per la nostra Regione

La siccità sta devastando le risaie italiane con perdite stimate in oltre il 30% del raccolto in un momento in cui l’aumento record dei costi di produzione, provocato dalla guerra in Ucraina, ha già tagliato di diecimila ettari le semine a livello nazionale. I piani di emergenza contro la siccità sono importanti per salvare le 270mila imprese agricole che si trovano nelle sei regioni che hanno già presentato piani di emergenza, che rappresentano da sole quasi la metà (49%) del valore dell’agricoltura italiana.

È quanto emerge dall’analisi Coldiretti in riferimento ai provvedimenti regionali approvati dal Consiglio dei Ministri. In Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Lazio si producono il 79% del grano tenero per fare il pane, il 90% mais per l’alimentazione degli animali, il 97% del riso, ma si allevano anche il 69% delle mucche e l’88% dei maiali, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat.

Una situazione drammatica di cui il simbolo è proprio il più grande fiume italiano, il Po, con i livelli ai minimi da settant’anni e la risalita del cuneo salino che minaccia le colture, oltre al Lago Maggiore pieno solo al 34%.

“In Piemonte arriviamo, nella zona di Novara, a perdere anche fino al 70% del riso coltivato se perdura questa situazione di carenza idrica e abbiamo stimato già danni, a causa della siccità, di oltre 900 milioni di euro complessivi – fanno notare Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale – Fondamentale, quindi, il riconoscimento dello stato di emergenza che Coldiretti Piemonte aveva già sollecitato e che darà alla nostra Regione 7,6 milioni di euro per le opere di somma urgenza.

L’esigenza è quella di accelerare sulla realizzazione di un piano per i bacini di accumulo, poiché solo in questo modo riusciremo a garantirci stabilmente in futuro le riserve idriche necessarie. Con l’Anbi, l’Associazione nazionale delle bonifiche, abbiamo elaborato, a livello nazionale, un progetto per la realizzazione di una rete di bacini di accumulo (veri e propri laghetti) per arrivare a raccogliere il 50% dell’acqua dalla pioggia. Si tratta di 6mila invasi aziendali e 4mila consortili da realizzare entro il 2030 multifunzionali ed integrati nei territori perlopiù collinari o di pianura. Ma per fare ciò è necessario che la questione sia trattata per quella che è, cioè una vera e propria emergenza nazionale, velocizzando le autorizzazioni burocratiche.

Solo in questo caso sarà possibile dare una risposta concreta alla sofferenza di imprese e cittadini. Una emergenza che si aggiunge ai rincari delle materie prime che stanno mettendo in ginocchio un settore dove l’Italia è leader in Europa con aumenti record che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio, secondo l’analisi Coldiretti. Per cercare di contrastare l’aumento dei costi di produzione bisogna lavorare fin da subito sugli accordi di filiera che sono uno strumento indispensabile per la valorizzazione delle produzioni nazionali e per un’equa distribuzione del valore lungo la catena di produzione”.  

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