Borgio Verezzi. In occasione delle “Giornate Europee dell’Archeologia”, si è svolto a Borgio Verezzi un importante convegno per fare il punto sulle potenzialità e ricadute della “Riscoperta del Castellaro di Verezzi”, a cura della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Imperia e Savona (Sabap), del Comune, del Museo Archeologico del Finale (Maf), dell’Istituto Internazionale di Studi liguri – sezione Finalese e del Museo Diffuso del Finale.
Al microfono si sono succeduti: il sindaco Renato Dacquino, Marta Conventi, funzionaria archeologa Sabap, Michela Tornatore, archeologa professionista, Elisa Bianchi e Daniele Arobba, la prima conservatrice e il secondo direttore Maf. Moderatore è stato l’archeologo Andrea De Pascale, dirigente dei Servizi didattici del Comune di Genova. Presenti in sala anche diversi rappresentanti di gruppi legati al territorio, da Vivere Verezzi all’Associazione provinciale albergatori, per un progetto nato alla fine del 2019 per iniziativa del Comune, che ha coinvolto nel percorso la Sabap e il Maf.
Il sito del “Castellaro di Verezzi” venne segnalato nel lontano 1967, ma solo “vent’anni dopo furono realizzati due saggi di scavo che permisero d’inquadrare l’occupazione dell’area nella media/seconda età del Ferro (tra VI e III secolo a.C.) con una frequentazione che si protrasse, sulla base dei frammenti ceramici rinvenuti, probabilmente fino all’età romana repubblicana – spiegano gli organizzatori – Nella nostra regione sono noti circa 50 “castellari”, la maggioranza dei quali è ubicata nella Liguria di Ponente. Si tratta d’insediamenti d’altura o abitati protostorici, spesso protetti da contrafforti naturali ben difendibili, che rientrano nella tipologia dei siti fortificati degli antichi Liguri preromani”. Le strutture in pietra a secco che vi sono riconducibili, risalgono a un ampio arco cronologico (tra l’età del Bronzo medio, XVI-XIV sec. a.C., e l’età del Ferro, IX-II sec. a.C.).
Prima del progetto, il Castellaro di Verezzi appariva abbandonato, ma oggi si è diradato il sottobosco (in accordo con i proprietari terrieri), c’è una migliore accessibilità della rete dei sentieri che attraversa l’area, nuova segnaletica e pannellistica illustrativa. In parallelo è stato realizzato un pieghevole, in distribuzione presso gli Iat locali e il Maf, per pubblicizzare il percorso strutturato ad anello che da Verezzi congiunge l’Arma Crosa, il Castellaro, il Dolmen e il cosiddetto “Mulino fenicio”. Proseguono gli organizzatori: “La pulizia del verde attorno alle costruzioni in pietra a secco ha poi consentito un primo rilievo conoscitivo delle strutture, eseguito da archeologa professionista sotto la direzione della Sabap. Tale lavoro sul campo ha permesso di realizzare una planimetria di dettaglio 3D georeferenziata e un’ampia documentazione fotografica, che saranno indispensabili per individuare le zone dove eseguire nuove prospezioni archeologiche”.
Una valorizzazione indirizzata ai residenti e alle scuole, e di cui beneficerà in primis il settore del turismo.