Alessandria. Con la guerra in Ucraina e l’esplosione della spesa per energia e materie prime fanno un balzo del +30% i costi produzione dei birrifici artigianali che rischiano così di dover bloccare l’attività.
È l’allarme lanciato dal Consorzio Birra Italiana, promosso dalla Coldiretti, che garantisce l’origine delle materie prime e la lavorazione artigianale, creando un rapporto più solido tra produttori di birra e coltivatori di orzo, luppolo e altre materie prime complementari: i dati sono stati raccolti fra le aziende del settore, in riferimento agli effetti del conflitto scatenato dalla Russia con le speculazioni sui mercati mondiali dei prodotti agricoli.
Il caro energia, e la mancanza di materie prime, si fanno sentire lungo tutta la filiera insieme all’aumento di costi per imballaggi, bancali, contenitori di plastica, vetro, metallo, etichette e tappi: rispetto al 2020 gli imballaggi hanno segnato un +45%, le bottiglie +30%, le lattine +10%, i tappi +22%, i fusti di plastica +23%, mentre la bolletta energetica di un birrificio artigianale è lievitata del +180%.
Una situazione alla quale si aggiunge la previsione di un calo del 16% della produzione mondiale di cereali necessari per la birra a causa del riscaldamento globale.
A rischio c’è il comparto della birra artigianale, che offre lavoro a oltre 140mila persone fra occupati diretti e indotto, vale un fatturato di 8 miliardi di euro, con 1.100 attività produttive da nord a sud della Penisola e 55 milioni di litri prodotti ogni anno di cui circa un terzo arriva da aziende agricole che trasformano direttamente i prodotti agricoli per fare birra.
In provincia di Alessandria (*), nel 2021 coltivazione di orzo in flessione rispetto al 2020 dove si è passati dai 5.046 ai 3.397 ettari per una produzione pari a 186.410 quintali (277.530 nel 2020); da registrare anche un segno meno anche per quanto riguarda il luppolo dove, nel territorio del Nord Ovest, si è passati dai 18 ettari del 2020 ai 13 ettari nel 2021 per una produzione totale di 171 quintali (erano 255 nel 2020).
“Il 2022 doveva segnare il ritorno alla normalità ma ha visto una brusca frenata dovuta all’inizio del conflitto sul territorio europeo dopo il -28% registrato nel 2021 e il -40% nel 2020 rispetto all’ultimo anno prima della pandemia Covid – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. Il consumo è diventato negli anni sempre più raffinato e consapevole con specialità altamente distintive e varietà particolari, si stanno creando anche nuove figure professionali come il “sommelier delle birra” che conosce i fondamentali storici dei vari stili di birre ed è capace di interpretarne, tramite tecniche di osservazione e degustazione, i caratteri principali di stile, gusto, composizione, colore, corpo, sentori a naso e palato e individuarne gli eventuali difetti, oltre a suggerire gli abbinamenti ideali a tavola”.
Il consumo pro capite nel nostro Paese è arrivato a 36,8 litri, ma la scelta della birra come bevanda è diventata negli anni sempre più raffinata e consapevole.
“I giovani sono fra i più attivi nel settore con innovazioni che vanno dalla certificazione dell’origine a chilometro zero al legame diretto con le aziende agricole ma anche la produzione di specialità altamente distintive o forme distributive innovative come i brewpub o i mercati degli agricoltori di Campagna Amica – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco -. In questo scenario d’incertezza, creato prima dalla pandemia e adesso dalla guerra, è necessario continuare a sostenere i piccoli produttori di birra artigianale italiana, con la stabilizzazione del taglio delle accise approvato nell’ultima finanziaria. Qualora la riduzione delle accise non venisse prorogata verrebbe messa a rischio un’intera filiera di alta qualità del Made in Italy con effetti sulla produzione, i posti di lavoro e sui consumi finali”.
(*) elaborazione Coldiretti Alessandria su dati Istat