Alla prossima Assemblea dei Vescovi italiani che si svolgerà a Roma dal 23 al 27 maggio, si parlerà anche della prevenzione e del contrasto agli abusi su minori. Sarà l’occasione per fare il punto su quanto realizzato a livello di ciascuna diocesi dal Servizio diocesano in materia di tutela. “Il dolore delle vittime e delle loro famiglie è anche il nostro dolore, perciò urge ancora una volta il nostro impegno per garantire la protezione dei minori e degli adulti in situazioni di vulnerabilità”, aveva scritto papa Francesco nella “Lettera al Popolo di Dio” nell’agosto 2018, ripresa dalla Cei nell’introduzione alle “Linee guida per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili” dell’anno successivo.
Il vescovo di Alba, Marco Brunetti, è il referente su questo tema per conto della Cep (Conferenza episcopale piemontese).
Mons. Brunetti come è nato questo nuovo Servizio?
Il servizio tutela minori ha preso avvio, come in tutte le regioni ecclesiastiche in Italia, nel 2019, dopo la spinta giustamente voluta da papa Bergoglio affinché ogni chiesa affrontasse seriamente questi problemi.
È stato un avvio ben accolto da parte di tutte le diocesi grazie anche alle linee guida che sono state emanate dalla Conferenza Episcopale italiana, oltre ad altri documenti importanti voluti dalla Santa Sede.
Qual è la situazione ora a livello regionale (Piemonte e Valle d’Aosta)?
Ogni diocesi piemontese ha un suo referente diocesano, alcuni sono sacerdoti, ma diversi sono laici, persone competenti, alcune diocesi hanno costituito un piccola equipe formata da diverse figure professionali (psicologi, avvocati, giornalisti…), a livello regionale abbiamo voluto una commissione <tutela per i minori> di cui io sono il presidente come vescovo delegato, con un incaricato, don Alessandro Giraudo, cancelliere della curia torinese. La commissione si incontra un paio di volte all’anno per confrontarsi, negli ultimi tempi, a causa della pandemia, ci siano ritrovati solo online.
Come opera la Commissione che lei presiede?
Abbiamo scelto di puntare soprattutto sui percorsi formativi, sulla capacità di offrire alle diocesi l’occasione per fare formazione e prevenzione su questi temi. Non abbiamo voluto partire da casi di abusi, tra l’altro non sono all’ordine del giorno, anche se il Piemonte non ne è esente. Abbiamo voluto dare una impostazione positiva che guarda al futuro, dicendo a tutte le realtà che si occupano di minori che alla Chiesa stanno a cuore.
All’interno della commissione regionale abbiamo costituito una gruppo più ristretto che svolge il ruolo di ascolto, ha una email dedicata (tutelaminori@cepvda.it), a cui indirizzare domande, porre questioni, segnalare situazioni particolari.
Anche a livello diocesano si lavora sulla formazione?
Si, in diverse diocesi si stanno realizzando e programmando corsi di formazione, ben partecipati. In alcune zone c’è una collaborazione tra più diocesi. Ovunque noto una sensibilità maggiore sul tema, c’è più consapevolezza ma in un’ottica di ricchezza. Si punta sul positivo perché i ragazzi, gli adolescenti sono un patrimonio per la Chiesa, non sono un problema.
Da quando è stato istituito questo servizio nelle diverse diocesi, lei ha la sensazione che i fedeli, le persone, le famiglie ne siano informate?
Si, la gente ha capito che la Chiesa ha preso sul serio l’argomento ed è diventato un tema trasversale e ben accettato dalle tante realtà che incrociano i minori. Non c’è la corsa alla denuncia, ma è cresciuta la cultura della tutela dei minori e delle persone fragili di cui tutti oggi ci facciamo più carico.
Credo che si stia facendo un bel lavoro, radicato in tutto la regione ecclesiastica, senza proclami. C’è una semina che sta crescendo, credo che questo alla lunga porterà dei buoni frutti.
Avete qualche nuova iniziativa in cantiere?
A livello regionale ci incontreremo per una due giorni ai primi di luglio con tutti i riferenti dei servizi diocesani di Piemonte e Valle d’Aosta, che faremo in diocesi di Alba, ad Altavilla. Un incontro di formazione e di programmazione da presentare poi a tutte le diocesi.
Quale bilancio porterà all’assemblea Cei da Piemonte e Valle d’Aosta?
Direi positivo, questo tema è inserito in tutta la nostra zione pastorale, c’è un interesse, c’è un’azione abbastanza capillare, di cui tutti sono avvertiti. Cerchiamo tutti insieme di fare il possibile.
Chiara Genisio