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Coldiretti: l’invasione russa blocca 25 milioni di tonnellate di cereali

Asti. Nei magazzini ucraini sono bloccati, in attesa di essere spediti, quasi 25 milioni di tonnellate di cereali, tra grano, mais e altri prodotti, con un impatto devastante sugli approvvigionamenti di numerosi Paesi in via di sviluppo ma anche su quelli ricchi. È quanto stima la Coldiretti su dati del WFP nel commentare la dichiarazione dei leader del G7 che chiedono alla Russia di porre fine al suo blocco e a tutte le altre attività che impediscono la produzione e l’esportazione di cibo dell’Ucraina, in linea con i suoi impegni internazionali.

L’Ucraina è uno dei principali produttori ed esportatori e nel mondo esporta il 10% del frumento tenero destinato alla panificazione per un totale di oltre 18 milioni di tonnellate ma anche il 15% del mais per oltre 27 milioni di tonnellate.

Il risultato di questo blocco è che i prezzi del grano sono aumentati a livello mondiale ancora del 5% nell’ultima settimana dopo la decisione di sospendere l’attività dei porti sul Mar Nero, secondo l’analisi della Coldiretti alla chiusura settimanale del Chicago Board of Trade.

“L’emergenza sta innescando un nuovo cortocircuito sul fronte delle materie prime anche nel settore agricolo nazionale che ha già sperimentato i guasti della volatilità dei listini in un Paese come l’Italia che è fortemente deficitaria in alcuni settori” – fa notare Marco Reggio presidente Coldiretti Asti – Abbiamo bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities, dal grano al mais fino all’atteso piano proteine nazionale per l’alimentazione degli animali in allevamento per recuperare competitività rispetto ai concorrenti stranieri”.

“Bisogna invertire la tendenza ed investire per rendere il Paese il più possibile autosufficiente per le risorse alimentari facendo tornare l’agricoltura centrale negli obiettivi nazionali ed europei. – sottolinea il direttore di Coldiretti Asti Diego Furia – “In Piemonte possiamo utilizzare i circa 20 mila ettari di terreni a riposo ed aumentare la produzione, ma nell’immediato occorre salvare aziende e stalle da una insostenibile crisi finanziaria”.

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