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Migranti custodi dei Vigneti UNESCO

Alì dal Pakistan, Kelvin dalla Nigeria, Ibrahima dal Gambia, Ismail dall’Afganistan. Sono alcuni dei giovani stranieri che si sono cimentati con il primo corso di conoscenza e cura della vite promosso dal sito Unesco Paesaggi vitivinicoli di Langhe Roero e Monferrato e realizzato dai tecnici della Cia Agricoltori Italiani di Asti. L’iniziativa si è svolta nei giorni scorsi a Villa Quaglina, la tenuta agricola alle porte di Asti, dove il Piam onluss accoglie i migranti promuovendo nel contempo programmi di agricoltura etica e sociale.

Il corso ha coinvolto una dozzina di richiedenti asilo e rifugiati inseriti nel progetto Prometeo della Rete Sai – Sistema Accoglienza e Integrazione che vede come capofila il Comune di Asti e il Piam gestore.

“La finalità – spiega Alberto Mossino, presidente di PIAM, è quella di favorire l’inclusione sociale dei migranti attraverso l’accoglienza, la formazione e il lavoro”.

Il programma curato da Marco Pippione, enologo e direttore della Cia, e da Francesca Serra, agronomo del servizio tecnico Cia, ha affrontato la fisiologia e la botanica della vite, nozioni teoriche e pratiche di potatura, nozioni di meccanica agraria generale, strategie per una viticoltura sempre più eco-sostenibile, norme igieniche, esercitazioni e dimostrazioni pratiche.

Assistiti da un interprete e da Simona Povigna, docente di italiano per stranieri che collabora con il Piam, i ragazzi hanno alternato le lezioni in aula con video e dispense ideate per loro e l’attività pratica nel vigneto sperimentale di Villa Quaglina.

“La partecipazione e l’interesse sono stati superiori alle aspettative – commenta Marco Pippione – i ragazzi ci hanno fatto molte domande sullo stato vegetativo della vite, sulle malattie più diffuse, sulle tecniche di potatura”.

A questo si è aggiunto un modulo culturale rivolto alla conoscenza dei Paesaggi Vitivinicoli del sud Piemonte, patrimonio UNESCO, curato dal direttore del sito Roberto Cerrato.

Di età compresa tra i 25 e i 39 anni, i ragazzi erano per lo più alle prime armi con le pratiche agricole, solo due di loro avevano già lavorato nelle vigne: Ibrahima nel Monferrato in occasione dell’ultima vendemmia e Sherzaman in Austria.

Il filo rosso che lega le storie di tutte è la fuga da contesti di guerra, fame e soprusi. Hanno percorso a piedi migliaia e migliaia di chilometri, attraversando la Turchia, la Grecia e i Balcani fino alla frontiera italiana.  

“Hanno tanta voglia di imparare e vorrebbero restare a lavorare in Italia, sono molto colpiti e affascinati dai paesaggi vitati”, commenta Simona Povigna.

“Abbiamo un grande bisogno di manodopera specializzata che si fatica a reperire – sottolinea Marco Capra, presidente di Cia Asti – pochi sono i giovani astigiani che vogliono dedicarsi al mondo agricolo ed è importante ricordare che senza la manodopera straniera le nostre aziende non avrebbero un futuro. Favorire l’integrazione con percorsi culturali e professionali è una strada obbligata per la sostenibilità del territorio dal punto di vista economico e sociale”.

Gianfranco Comaschi e Roberto Cerrato, rispettivamente presidente e direttore dell’Associazione Paesaggi Vitivinicoli di Langhe – Roero e Monferrato concludono:

“Il progetto di inclusione “La tutela dell’autenticità di un paesaggio vivente tra tradizione, innovazione e globalizzazione nel sito UNESCO dei Paesaggi Vitivinicoli del Piemonte”, finanziato con la Legge 77/2006, ci ha consentito di inaugurare la collaborazione con il mondo agricolo che è parte integrante e risorsa indispensabile per il mantenimento del nostro sito UNESCO. È nostro intento attivare una collaborazione sempre più forte con i Comuni e le risorse del territorio per fare in modo che i “custodi delle vigne”, sempre più spesso stranieri, possano trovare un inquadramento professionale corretto e nello stesso tempo comprendere il valore del contesto in cui sono inseriti”.

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