Rifiuti nucleari: NO al consumo di suolo agricolo fondamentale per produrre cibo

Sogin ha trasmesso al Ministero della Transizione Ecologica la proposta di Carta Nazionale delle Aree Idonee (CNAI) ad ospitare il Deposito Nazionale per i rifiuti radioattivi e Parco Tecnologico, dopo i 60 giorni dalla chiusura della consultazione pubblica.

“In attesa della CNAI, varie testate giornalistiche indicano una presenza ancora significativa di siti piemontesi per cui la nostra Regione risulta particolarmente a rischio tra le sedi idonee ad ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani per un totale di almeno 150 ettari”, ha afferma il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco a seguito del “Tavolo della trasparenza e partecipazione nucleare”, organizzato dalla Regione a cui ha partecipato Coldiretti Piemonte.

Il Piemonte, la provincia di Alessandria in particolare, è la regione che detiene il maggior quantitativo di radioattività in Italia, nei sei impianti realizzati in passato. Anche per questo è importante escluderla nella scelta del sito per il deposito nazionale, evitando tra l’altro di consumare ulteriore suolo agricolo, mettendo a repentaglio la vocazione e l’economia agroalimentare del territorio.

In Piemonte il consumo di suolo complessivo è di circa 175.000 ettari pari quindi al 6,9% della superficie totale nazionale che è di 2.540.000 ettari. La provincia di Alessandria, con 26.450 ettari consumati incide con un 15,1%, dopo Torino e Cuneo.

“Vanno contrastate le scelte che penalizzano sempre e solo l’agricoltura: ci sono tante aree industriali, abbandonate e dismesse, site più o meno vicino alle grandi città, che potrebbero servire benissimo allo scopo – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco -. Ricordiamoci che la nostra agricoltura è green, variegata e punta sempre più a progetti di filiera volti a valorizzare i prodotti locali, al biologico, alla difesa e alla tutela della biodiversità e sostenibilità”.

La continua espansione di superfici artificiali, a lungo andare, rischia di avere pesanti conseguenze su più fronti, oltreché possibilità di non dipendere dall’estero per l’approvvigionamento alimentare, in un momento peraltro di grandi tensioni internazionali sugli scambi commerciali, vista la guerra ucraina in atto.

L’allarme provocato dal Coronavirus prima e dalla guerra poi, ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza che vanno difese e valorizzate per difendere la sovranità alimentare, ridurre la dipendenza dall’estero e creare nuovi posti di lavoro.

Tutto questo va tenuto ben presente pensando all’Alessandrino e agli spazi da sempre ritenuti “decisamente validi” per il deposito dei rifiuti radioattivi.

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