Cortemilia, Sindaci si appellano a Governo e Regione per la gestione delle piscine
Cortemilia. Gli impianti natatori del Paese stanno affrontando un periodo di grave crisi, dovuta all’emergenza al Covid-19, che si è aggiunta la problematica dell’aumento smisurato dei costi dell’energia. Con una lettera indirizzata a Governo e Regione, il Comune di Cortemilia insieme ad altre 10 Amministrazioni della Provincia di Cuneo ha espresso la richiesta di interventi e sostegni.
“Siamo ben consapevoli dell’importanza dell’impianto natatorio nel nostro paese. – dice il sindaco di Cortemilia Roberto Bodrito – La nostra amministrazione, si è da sempre caricata i costi delle utenze (nel 2019 pari a 85000 euro) per mantenere un servizio così importante. Continuiamo a lavorare per trovare soluzioni immediate che diano respiro, per poter riaprire quanto prima l’impianto, rimanendo in contatto diretto anche con Luca Albonico, presidente del comitato Piemonte e Valle d’Aosta della Federnuoto, per eventuali ulteriori iniziative”.
È indirizzato al capo del Governo prof. Mario Draghi, ai ministeri dell’Economia e Finanze, Sviluppo Economico e Politiche Giovanili, oltre che ai parlamentari del territorio, l’appello col quale, insieme ad altri 19 centri piemontesi e toscani, 11 sindaci di importanti centri della provincia di Cuneo (Cuneo, Alba, Bra, Canale, Cortemilia, Fossano, Montà, Saluzzo, Savigliano, Sommariva Perno e Roccabruna chiedono interventi urgenti a favore delle piscine comunali.
“Servizi pubblici voluti e realizzati dalle Amministrazioni comunali”, si ricorda nella lettera, e che rappresentano “un patrimonio pubblico non solo economico, ma soprattutto sociale (…), polo aggregativo dalle caratteristiche uniche, frequentati da numeri elevatissimi di utenti appartenenti a tutte le fasce di età e sociali (…), con progetti in essere con scuole, centri disabili, centri anziani, università della terza età, Suism, centri di recupero, master, scuole nuoto e diverse attività dello sport di base e agonistiche legate ad almeno cinque federazioni sportive e a numerosi enti di promozione sportiva”. “La storia di questi impianti – prosegue l’appello – vede negli ultimi trent’anni un sostanziale passaggio da gestioni dirette del comparto pubblico, estremamente costose, a delle gestioni affidate a società sportive, i cui utili molto spesso sono stati reinvestiti negli impianti stessi e hanno contribuito alla crescita di molti atleti e alla divulgazione dello sport di base a favore di migliaia di sportivi”.
“Negli anni le condizioni contrattuali sono mutate, merito soprattutto dell’aumento di utenti verso queste attività. Si è arrivati in moltissimi casi alla totale gestione degli impianti da parte del privato, manutenzioni comprese. Oggi la pandemia ha portato a una riduzione di questi numeri del 40-50%, con limitazioni in fatto di capienza impianti che fino a poco fa era del 70% e ad oggi è del 50%”. “In questi lunghi giorni di lockdown, con oltre 300 giorni di chiusura completa, i gestori delle piscine o le amministrazioni comunali hanno pagato energia, luce, gas e acqua senza la possibilità di svolgere attività. Anche se i consumi sono stati ridotti, i costi fissi hanno inciso pesantemente e le manutenzioni e la conduzione è stata molto onerosa, per evitare un deperimento degli impianti. Oggi a tutto ciò si aggiunge il caro energia, con aumenti delle utenze elettriche e termiche a percentuali devastanti, dal 70% al 100% di rincari sul costo totale delle bollette rispetto al periodo pre pandemico”.
“Le piscine sono impianti energivori per eccellenza – è la constatazione – e questa situazione, se non si interviene immediatamente, porterà al default la maggior parte delle strutture. Molti impianti chiuderanno e le amministrazioni si troveranno a gestire situazioni molto complicate. Oltre alla perdita di anni di lavoro, di professionalità, di servizi sociali e sportivi consolidati sul territorio ci saranno ripercussioni pesanti anche sul patrimonio impiantistico pubblico. Una piscina chiusa ha un deperimento strutturale e tecnologico velocissimo: dopo mesi di chiusura ha bisogno di interventi pesantissimi in termini di manutenzione”. Una problematica che in Piemonte riguarderebbe impianti per un valore di 150 milioni di euro. Da qui la richiesta: “I gestori o le amministrazioni comunali non hanno più la possibilità di poter sostenere autonomamente queste attività. Gli aumenti subiti relativi alle utenze di energia termica ed elettrica non sono sostenibili e minano gravemente i piani economici finanziari programmati. Occorre quindi un sostegno nella creazione di un ammortizzatore del caro bollette con un aiuto da parte delle istituzioni e la creazione di un fondo regionale a sostegno dei Comuni proprietari di impianti natatori, affinché si possano sostenere le attività senza interruzioni”.