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Vaccini: obbligo nei campi per 1 su 3, flessibilità lavoro per garantire le forniture agroalimentari

L’obbligo vaccinale per gli over 50 interessa più di un lavoratore su tre (34%) in agricoltura dove molto forte è la presenza di stranieri provenienti da Paesi dove vengono utilizzati sieri non riconosciuti in Italia con il rischio concreto della perdita dei raccolti.

È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti su dati Inps sugli effetti del decreto approvato dal Consiglio dei Ministri che prevede l’obbligo di vaccinazione per gli over 50 e dunque del super green pass per i lavoratori in questa fascia d’età.

Sono oltre 350mila i lavoratori agricoli con più di 50 anni sul totale di 1,046 milioni secondo l’analisi della Coldiretti su dati Inps dalla quale emerge peraltro che la categoria tra i 50 ed i 55 anni è la più numerosa.

“A livello nazionale – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco – i lavoratori stranieri, che hanno trovato regolarmente occupazione in agricoltura, provengono da ben 155 Paesi diversi, fornendo il 29% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore. In molti casi si tratta di Paesi in cui è stato autorizzato il vaccino russo Sputnik russo, ma non mancano gli stranieri immunizzati con il siero cinese Sinovac, che non sono riconosciuti in Italia ed in Europa”.

Con la piena ripresa delle attività agricole è facile dunque prevedere l’accentuarsi della mancanza di lavoratori necessari nelle campagne per garantire l’approvvigionamento alimentare della popolazione in un momento in cui con la pandemia da Covid si è aperto uno scenario di incertezza, accaparramenti e speculazioni che spinge la corsa dei singoli Stati ai beni essenziali come l’energia e il cibo.

In provincia di Alessandria negli anni scorsi sono stati oltre 2.500 lavoratori con contratti stagionali, di questi il 90% impiegati nei vigneti, circa 500 le aziende che hanno usufruito dei voucher.

“In questo contesto va segnalato che le difficoltà agli spostamenti dei lavoratori alle frontiere per effetto della pandemia, ha ridotto la presenza di lavoratori stranieri ed aumentato quella degli italiani che sono tornati a considerare il lavoro in agricoltura un’interessante opportunità – ha aggiunto il presidente Bianco -. Per favorire un cambio generazionale in un momento di crescente interesse per il lavoro in campagna a contatto con la natura è importante introdurre strumenti di flessibilità che consentano ai giovani italiani di fare un’esperienza in agricoltura dove accanto alle figure tradizionali come potatori di alberi da frutta, vigneto o ai trattoristi venga affiancata la sfida della rivoluzione digitale con gli investimenti in droni, gps, robot, software e internet per combattere i cambiamenti climatici, salvare l’ambiente e aumentare la sostenibilità delle produzioni”.

Per cogliere questa opportunità e garantire l’adeguata copertura degli organici necessari a salvare i raccolti è urgente dunque adottare con strumenti concordati con i sindacati, che consentano anche ai percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani di poter collaborare temporaneamente alle attività nei campi  per questo Coldiretti chiede un piano per la formazione professionale e misure per ridurre la burocrazia e contenere il costo del lavoro con una radicale semplificazione che possa garantire flessibilità e tempestività di un lavoro legato all’andamento climatico sempre più bizzarro.

“La pandemia ha accelerato il fenomeno del ritorno alla terra e maturato la convinzione comune che le campagne siano oggi capaci di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale, sia per chi vuole intraprendere che per chi vuole un lavoro al contatto con la natura” ha concluso il presidente Bianco nel sottolineare che “per cogliere questa opportunità servono norme per la semplificazione delle assunzioni”.

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