Ovada: intervista al sindaco, “La centralizzazione dei presidii sanitari allontana il servizio dalle periferie e crea disfunzionamenti”

Ovada. Come da molti anni,  la prima pagina di Ovada del primo numero del giornale cartaceo del nuovo anno si apre con l’intervista al sindaco della città, Paolo Lantero.

È stato eletto da poco vice presidente dell’assemblea dei sindaci Asl-Al. Più voce in capitolo per la Sanità ovadese, ospedaliera e territoriale. Ha già in mente un piano di salvaguardia o meglio di rafforzamento della sanità locale?

«Non si salva la sanità locale se non si immaginano modelli differenti di sanità provinciale. Chiedo da tempo a chi è ai vertici delle Asl e del sistema sanitario di provare ad avere una visione alternativa all’attuale.

La pandemia ci ha insegnato che la centralizzazione spinta dei presidii sanitari non è una scelta funzionale, allontana il servizio dalle periferie e crea disagi e disfunzionamenti. Il personale sanitario è fragile e insufficiente ma non si va avanti cercando di mettere in campo economie di scale per ridurlo; si va avanti potenziandolo.

C’è dunque urgenza di lavorare con una nuova apertura e superare convinzioni consolidate,  soprattutto di piccoli potentati sanitari (tipicamente localizzati nei maggiori ospedali). E da parte nostra, come rappresentanti delle comunità, una disponibilità a confrontarsi per fotografare i bisogni reali dei cittadini e per quelli ricercare e ottenere le giuste risposte. La visione deve essere appunto provinciale perché solo a questo livello si possono individuare soluzioni innovative.

Si è sentito parlare di nuovo ospedale di Alessandria ma non vi è stata una discussione partecipata. Sarebbe interessante sapere se si è preso in considerazione il fatto che un nuovo ospedale potrebbe drenare risorse umane, che oggi sarebbero probabilmente reperibili solo da altre strutture, e non dalle più periferiche che non possono essere ulteriormente impoverite.

Allora forse si potrebbe valutare se tornare ad una vecchia ipotesi di individuare il posizionamento della nuova struttura in zona baricentrica tra Alessandria, Tortona e Novi, e poi rivalutare le attività dei tre presidii e perfezionare l’utilizzo delle risorse…

E la necessità di affrontare questo momento con una visione ampia e aperta, rinunciando a vantaggi individuali o di campanile per un progetto che risponda con efficacia ai bisogni dei cittadini. Con giuste appendici di sanità nelle periferie più esterne, con un occhio attento alla sanità territoriale dei piccolissimi Comuni, montani, collinari o di pianura, a cui non possiamo sottrarre un presidio sanità locale».

Intervista completa su L’Ancora n.1/2022 in edicola giovedì 6 gennaio.

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