Murialdo. A proposito di Liguria e di protezione della natura, ecco l’ultima. A Calizzano, comune dell’alta Val Bormida esiste una nota foresta considerata da anni tra le più belle e importanti d’Italia, da decenni vanamente proposta quale Riserva Naturale. Un tempo apparteneva allo Stato (Foresta Demaniale della Barbottina), ma fu poi trasferita la Regione Liguria: ed è stata la sua fine!
Ebbene, questa stupenda foresta (“polmone verde della Liguria”, come è spesso definita!) non è mai stata dichiarata Riserva Naturale (si noti bene, benché sia anche un SIC europeo, e benché sita in una Regione che continua ad estendere i suoi Parchi Nazionali e Regionali imponendo vincoli a privati e Comuni per territori che spesso neppure li meriterebbero).
Ebbene, la faggeta di Calizzano, di soli meri 244 ettari (un’inezia per la Liguria e per la Val Bormida!) è stata di recente assegnata ad “un’associazione di imprese locali con l’obiettivo di sviluppare una filiera del legno sostenibile e rispettosa di tutte le potenzialità del bosco” e sarà gestita come “laboratorio di pratiche green”.
Come usano scrivere i giornalisti, è il caso che le autorità la smettano di ciurlare nel manico e riconoscano che non si tratta di conservazione: qui si tratta di tagli boschivi e di sfruttamenti forestali e turistici per produrre business e basta! Le parole “sostenibile” e “green” servono solo a mistificare i fatti!
Mentre i liguri sfruttano i nostri polmoni verdi (l’Adelasia, sempre Liguria e benché Riserva Naturale e ZSC, è lì ad insegnare!) il governo nazionale ha intanto firmato la COP 26 per impedire alle Americhe, e in specie al Brasile, alle nazioni africane e asiatiche di continuare a sfruttare i loro polmoni verdi! Bel modo di essere coerenti! In fondo anche una Riserva Naturale servirebbe a creare business turistico, se fosse che ci si accontenti di utilizzi compatibili. E si farebbe cultura e difesa della biodiversità, senza il bisogno di mascherare gli sfruttamenti forestali come iniziative green, perché non lo sono affatto. E sarebbe un investimento a lungo termine anziché a breve termine quali sono gli sfruttamenti forestali volti a gestire per produrre legname, attività che non è compito di una Riserva Naturale.
Nelle valli del Fiume Bormida vi sono decine di migliaia di ettari di boschi privati e comunali adibiti allo sfruttamento forestale: che almeno questi “sputi” di Riserve quale l’Adelasia e la Barbottina, vi siano esclusi!
Le Riserve Naturali non hanno bisogno che i loro boschi siano produttori di legname, ma devono preservare la biodiversità, e quella la si conserva lasciandoli “sporchi” e selvaggi, non sfruttandoli! Certo, c’è un ma. Ovvero, il fatto che i boschi privati e comunali non necessitano di autorizzazioni dall’alto per essere sfruttati (leggasi concessi!), mentre i boschi pubblici regionali ne hanno bisogno, eccome! E allora ecco che il pensiero corre alla politica. Che sia il caso di chiederci a quali partiti politici fanno riferimento le amministrazioni comunali dei Comuni coinvolti (Calizzano per la Barbottina e Cairo Montenotte per l’Adelasia)?
Franco Zunino – Segretario Generale AIW