Domenica 17 ottobre alle ore 18 in Cattedrale apertura della fase diocesana del Sinodo

Domenica 17 ottobre alle ore 18 in Cattedrale con la liturgia eucaristica verrà ufficialmente aperto il Sinodo nella sua fase diocesana. Il cammino sinodale delle Chiese in Italia ha preso avvio con l’Assemblea Generale della CEI nel maggio scorso.

La parola Sinodo non è del tutto sconosciuta, anche a chi non è cultore di storia della Chiesa, perché da tempo risuona come impegno che Papa Francesco desidera affidare alle Chiese. Papa Francesco, a partire dal Discorso al Convegno nazionale di Firenze del 10 novembre 2015, ha indicato all’Italia lo stile sinodale come metodo per vivere un’esperienza ecclesiale umile e disinteressata, nella logica delle Beatitudini.

Papa Francesco è intervenuto più volte sulla sinodalità, delineandone ragioni, finalità e modalità di fondo e insistendo sull’ascolto «dal basso», attraverso la consultazione capillare del Popolo di Dio, per intercettarne il «senso di fede», in un dialogo costante con il Magistero.

In un passaggio importante del discorso tenuto ai fedeli della Diocesi di Roma nello scorso settembre, il Papa ammoniva a non considerare il Sinodo come il capitolo di un trattato di ecclesiologia e tanto meno una moda, uno slogan o il nuovo termine da usare o strumentalizzare. Egli diceva: “No! La sinodalità esprime la natura della Chiesa, la sua forma, il suo stile, la sua missione. E quindi parliamo di Chiesa sinodale, evitando, però, di considerare che sia un titolo tra altri, un modo di pensarla che preveda alternative. Non lo dico sulla base di un’opinione teologica, neanche come un pensiero personale, ma seguendo quello che possiamo considerare il primo e il più importante “manuale” di ecclesiologia, che è il libro degli Atti degli Apostoli”.

Nel frattempo il Papa ha convocato la Chiesa universale ad un Sinodo che metterà al centro proprio la sinodalità, partendo dalla consultazione dell’intero Popolo di Dio.  È stato approntato un crono-programma che si distende per l’intero quinquennio 2021-2025. Il cammino sinodale italiano si inserirà nel percorso tracciato dal Sinodo universale. Il biennio iniziale sarà il biennio dell’ascolto (ottobre 2021 – aprile 2022), ovvero una fase narrativa che raccoglierà in un primo anno i racconti, i desideri, le sofferenze e le risorse di tutti coloro che vorranno intervenire, sulla base delle domande preparate dal Sinodo dei Vescovi su “partecipazione, comunione e missione”. 

Il biennio iniziale sarà quindi completamente dedicato alla consultazione di tutti coloro che vorranno partecipare: alle celebrazioni, alla preghiera, ai dialoghi, ai confronti, agli scambi di esperienze e ai dibattiti. Più che attendersi ricette efficaci o miracoli dal documento sinodale finale, che pure si auspica concreto e coraggioso, siamo certi che sarà questo stesso percorso di ascolto del Signore e dei fratelli a farci sperimentare la bellezza dell’incontro e del cammino, la bellezza della Chiesa.

Sarà un evento nel quale le nostre comunità cercheranno di porsi “in uscita”, favorendo la formazione di gruppi sinodali non solo nelle strutture ecclesiali e negli organismi di partecipazione (consigli presbiterali e pastorali), ma anche nelle case, negli ambienti di ritrovo, lavoro, formazione, cura, assistenza, recupero, cultura e comunicazione. Gli operatori pastorali, coordinati dai presbiteri e diaconi, con i supporti che provengono dalle diocesi, dalle circoscrizioni regionali e dalla CEI, sono invitati a porsi al servizio di questa grande opera di raccolta delle narrazioni delle persone: di tutte le persone, perché in ciascuno opera in qualche misura lo Spirito; anche in coloro che noi riterremmo lontani e distratti, indifferenti e persino ostili.

Seguirà una fase sapienziale, nella quale l’intero Popolo di Dio, con il supporto dei teologi e dei pastori, leggerà in profondità quanto sarà emerso nelle consultazioni capillari (2023 – 2024). Un momento assembleare, nel 2025, cercherà di assumere alcuni orientamenti profetici e coraggiosi, da riconsegnare alle Chiese nella seconda metà del decennio.

Il cammino che sta per iniziare per la nostra Chiesa è sì impegnativo, ma è una grande occasione per vivere uno stile, un modo di essere con cui la Chiesa desidera porre la sua missione nel mondo, per giungere a prendere decisioni pastorali che riflettano il più possibile la volontà di Dio, fondandole sulla voce viva del Suo popolo.

Partecipare tutti al sinodo è un impegno ecclesiale irrinunciabile

Questo fine settimana si è aperta la prima fase della sedicesima Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, il cui tema è “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”. Sabato, durante il momento di riflessione per l’inizio del percorso sinodale, Papa Francesco ha parlato delle tre parole chiave del titolo: comunione e missione servono alla Chiesa per contemplare e imitare la vita della Santissima Trinità, ma rischiano di rimanere un po’ astratte se non si coltiva una prassi ecclesiale che promuova il coinvolgimento partecipato di ciascuno, un’esigenza della fede battesimale. Solo così si può vivere questo incontro come un tempo di grazia che ci permetta di cogliere almeno tre opportunità:

«La prima è quella di incamminarci non occasionalmente ma strutturalmente verso una Chiesa sinodale: un luogo aperto, dove tutti si sentano a casa e possano partecipare. Il Sinodo ci offre poi l’opportunità di diventare Chiesa dell’ascolto: di prenderci una pausa dai nostri ritmi, di arrestare le nostre ansie pastorali per fermarci ad ascoltare. […] Infine, abbiamo l’opportunità di diventare una Chiesa della vicinanza. Torniamo sempre allo stile di Dio: lo stile di Dio è vicinanza, compassione e tenerezza.»

Il pontefice ha poi parlato dei rischi: quello del formalismo, con il sinodo come evento di facciata e non percorso di effettivo discernimento spirituale; dell’intellettualismo, che fa rifuggire dai reali problemi della Chiesa; dell’immobilismo, perché adattare soluzioni vecchie a problemi nuovi non serve. Per una Chiesa diversa occorre aprirsi a ciò che Dio le vuole suggerire tramite lo Spirito Santo. Ieri, alla messa per l’apertura del Sinodo sulla sinodalità, il Papa ha proseguito il discorso nell’omelia, guardando all’episodio evangelico della domenica in chiave sinodale. Gesù «andava per la strada» (Mc 10,17), affiancandosi al cammino dell’uomo, e questo evento della Chiesa deve andare sulla stessa strada. Egli prima incontra il ricco, poi ascolta le sue domande e infine lo aiuta a discernere su che cosa fare per avere la vita eterna: incontrare, ascoltare, discernere dovranno essere i tre verbi da seguire.

«Il Sinodo è un cammino di discernimento spirituale, di discernimento ecclesiale, che si fa nell’adorazione, nella preghiera, a contatto con la Parola di Dio. […] Essa orienta il Sinodo perché non sia una “convention” ecclesiale, un convegno di studi o un congresso politico, perché non sia un parlamento, ma un evento di grazia, un processo di guarigione condotto dallo Spirito. In questi giorni Gesù ci chiama, come fece con l’uomo ricco del Vangelo, a svuotarci, a liberarci di ciò che è mondano, e anche delle nostre chiusure e dei nostri modelli pastorali ripetitivi; a interrogarci su cosa ci vuole dire Dio in questo tempo e verso quale direzione vuole condurci.»

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