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Settore cerealicolo: dal grano al pane prezzo aumenta 12 volte, taglio produzione al -10%

Dal grano al pane il prezzo aumenta di dodici volte. È quanto afferma la Coldiretti in riferimento all’analisi di Assopanificatori sull’aumento dei prezzi in autunno nel sottolineare che la produzione di grano ha subito un taglio stimato pari al 10% per il clima pazzo, nonostante l’aumento delle superfici coltivate.

La vocazione cerealicola del territorio alessandrino per il frumento tenero è famosa a livello nazionale con oltre 34 mila ettari e più di 2 milioni di quintali di produzione. Un chilo di grano tenero è venduto, in base alle ultime quotazioni della Camera di Commercio di Alessandria, a circa 23,5 centesimi, fecondo una media tra grani di forza e frumento tenero biscottiero, mentre un chilo di pane è acquistato dai cittadini ad un valore medio di 3,1 euro al chilo con un rincaro quindi di dodici volte, tenuto conto che per fare un chilo di pane occorre circa un chilo di grano, dal quale si ottengono 800 grammi di farina da impastare con l’acqua per ottenere un chilo di prodotto finito.

“Che il prezzo del grano incida poco su quello del pane lo dimostra anche l’estrema variabilità dei prezzi del pane in Italia mentre quelli del grano sono fissati a livello internazionale – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. Peraltro i prezzi al consumo non sono mai calati negli ultimi anni nonostante la forte variabilità delle quotazioni del grano, che per lungo tempo sono state al di sotto dei costi di produzione, conseguenza dell’effetto delle speculazioni e delle importazioni selvagge di prodotto dall’estero con pagnotte e panini spacciati come italiani all’insaputa dei consumatori”.

Per ridurre la volatilità e stabilizzare i prezzi la Coldiretti è impegnata nel realizzare rapporti di filiera virtuosi con accordi che valorizzino i primati del Made in Italy e garantiscano la sostenibilità della produzione in Italia con impegni pluriennali e il riconoscimento di un prezzo di acquisto “equo”, basato sugli effettivi costi sostenuti.

“Proprio come l’accordo di filiera regionale Grano Piemonte che, realizzato in collaborazione con il Cap Nord Ovest, dopo il successo della prima semina in campo della miscela, guarda ad ottobre preparandosi al secondo anno con incremento delle quantità – afferma il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo –. Purtroppo, la situazione del grano italiano, stretto tra speculazioni di filiera ed importazioni selvagge, è la punta dell’iceberg delle difficoltà che deve affrontare l’agricoltura italiana. Per questo vanno incentivati progetti virtuosi che garantiscano una prospettiva di reddito a medio-lungo periodo alle nostre imprese cerealicole oltre alla tracciabilità e sicurezza alimentare ai consumatori. Assicurare la sostenibilità della produzione con impegni pluriennali e il riconoscimento di un prezzo di acquisto “equo”, basato sugli effettivi costi sostenuti, devono essere gli obiettivi principali alla base dei veri accordi di filiera. Con Grano Piemonte viene valorizzato il lavoro dei nostri imprenditori che investono e credono sul territorio per rilanciare il comparto cerealicolo e dare nuovo impulso all’economia territoriale puntando sulla distintività”.

Ancor più in questo momento storico in cui la pandemia ha fatto emergere una consapevolezza diffusa sul valore strategico rappresentato dal cibo e sulle necessarie garanzie di qualità e sicurezza, è necessario investire sui progetti di filiera che garantiscono la tracciabilità ai consumatori e una prospettiva di reddito alle imprese.

“Sulla scia del Grano Piemonte l’impegno è che si possano stipulare sempre di più accordi di questo tipo per garantire tracciabilità ai consumatori – hanno concluso Bianco e Rampazzo – e dare così nuovo impulso all’economia territoriale puntando sulla distintività e sottolineando ulteriormente il valore del comparto agroalimentare e delle filiere tracciabili al 100%, come quella di Grano Piemonte”.

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