La Giunta regionale ha approvato le linee di indirizzo in materia di infermiere di famiglia e di comunità.
Attraverso gli infermieri di famiglia e di comunità, l’obiettivo è migliorare l’appropriatezza delle prestazioni e l’integrazione territorio-ospedale-territorio, ridurre gli accessi impropri (codice bianco) al Pronto soccorso, ridurre la riammissione in ospedale a 30 giorni dopo la dimissione al domicilio, incrementare la partecipazione dell’utenza ai programmi di screening…
L’Infermiere di famiglia e comunità (IFeC) ha come focus di interesse l’individuo, la famiglia, la comunità e la casa come ambiente in cui i membri della famiglia possono farsi carico dei problemi di salute.
Si tratta di una risorsa professionale che opera all’interno del Distretto socio-sanitario e si inserisce nell’organizzazione territoriale aziendale quale ulteriore tassello di integrazione dei setting territoriali.
Opera in stretta sinergia con i medici di medicina generale e tutti gli altri professionisti coinvolti nella gestione della sanità territoriale, specie per quei casi in cui si rende necessaria la presa in carico negli ambulatori della cronicità a livello distrettuale o nelle Case della Salute o negli ambulatori associati.
L’azione dell’Infermiere di famiglia e comunità è articolata su più livelli:
– ambito distrettuale, attraverso azioni ed interventi all’interno della rete assistenziale del distretto in integrazione con gli altri professionisti;
– ambito individuale e familiare, attraverso interventi diretti e indiretti che hanno la persona e la famiglia come destinatari, con l’obiettivo di favorire la promozione e il mantenimento della salute della persona attraverso il rafforzamento della sua autonomia e il mantenimento della persona al proprio domicilio evitando il ricorso alle strutture di ricovero;
– ambito comunitario, attraverso azioni rivolte alle comunità, all’interno di una rete di relazioni e connessioni formali e informali, con l’obiettivo di favorire l’attivazione e l’integrazione tra i vari operatori sanitari e sociali e le possibili risorse formali e informali presenti sul territorio utili a risolvere problematiche inerenti i bisogni di salute.
Il titolo preferenziale per l’acquisizione delle competenze in questo ambito è il master universitario di primo livello in Infermieristica di famiglia e di Comunità.
Per coloro che non sono in possesso del master, saranno previsti dei percorsi formativi specifici di tipo regionale, progettati in collaborazione con gli atenei piemontesi, necessari per l’acquisizione delle competenze minime. A tal proposito, sarà costituito un comitato scientifico che coinvolgerà rappresentanti della Regione Piemonte, delle Università degli Studi di Torino e degli Studi del Piemonte Orientale e delle Aziende sanitarie per la formazione dei professionisti e per assicurare l’adeguatezza e la coerenza dei contenuti e delle metodologie del corso regionale.