Siccità: molte colture in stress, soprattutto orticole, salvate con irrigazioni di soccorso

Acqui Terme. Su gran parte del territorio provinciale non piove in modo significativo ormai da mesi e presto si dovrà fare i conti con il problema siccità nelle campagne e difficoltà per le coltivazioni, soprattutto quelle che hanno bisogno di elevate esigenze idriche come mais e orticole, dai pomodori alle patate alle barbabietole da zucchero.

È quanto emerge dal monitoraggio Coldiretti Alessandria in riferimento alla prevista ondata di caldo africano con temperature molto elevate che interesserà anche la provincia alessandrina dove sono previsti picchi di umidità pari all’80%.

Un rinnovato allarme siccità che arriva in occasione della Giornata mondiale della desertificazione istituita dalla Nazioni Unite ogni 17 giugno e dedicata quest’anno proprio al problema della carenza idrica.

“Gli agricoltori già da qualche settimana hanno avviato le irrigazioni di soccorso per salvare le colture in campo e i frutti maturi sulle piante che rischiano di essere feriti da colpi di calore e scottature rendendo più difficile il lavoro di raccolta – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. Si rilevano problemi nelle coltivazioni a ciclo annuale come mais, patata, cipolla, pomodoro, soia, sorgo e prati irrigui e per tutte le colture orticole in generale. La possibilità di irrigazione farà la differenza sul risultato. In questa situazione molte colture sono in sofferenza, in quanto l’evapotraspirazione è elevata e la riserva idrica del terreno si esaurisce rapidamente.”.

Non a caso i prezzi dei prodotti alimentari hanno raggiunto a livello mondiale il massimo da quasi dieci anni, trainati dalle quotazioni in forte aumento per oli vegetali, zucchero e cereali, secondo una analisi della Coldiretti diffusa in occasione dei dati Istat sull’inflazione a maggio sulla base dell’Indice Fao dei prezzi delle materie prime agricole dello stesso mese.

Al momento, nella nostra provincia i pozzi, soprattutto quelli meno profondi, iniziano a prosciugarsi e i tecnici di Coldiretti sono al lavoro per monitorare la situazione e poter prevedere misure idonee al sostegno delle colture che stanno soffrendo, oltre a prevenire ulteriori danni all’economia delle aziende.

“Serve un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo, ma anche ricerca ed innovazione per lo sviluppo di coltivazioni con un ridotto fabbisogno idrico. I costi di irrigazione sempre più elevati, mettono in difficoltà le nostre imprese agricole per questo sono necessari interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque ma anche campagne di informazione ed educazione sull’uso corretto dell’acqua”, ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo.

L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici con sfasamenti stagionali, eventi estremi e una modificazione della distribuzione delle piogge, il tutto nell’ambito di una tendenza al surriscaldamento.

“Per carenze infrastrutturali il terreno trattiene solo l’11% dell’acqua, per questo occorre un cambio di passo nell’attività di prevenzione”, hanno concluso Bianco e Rampazzo sottolineando che “bisogna evitare di dover costantemente rincorrere l’emergenza con interventi strutturali. Il primo passo è la realizzazione di piccole opere di contrasto al rischio idrogeologico, dalla sistemazione e pulizia straordinaria degli argini dei fiumi ai progetti di ingegneria naturalistica”.

Per fare ciò un intervento strategico è la realizzazione di infrastrutture a partire dai bacini di accumulo, proposto dalla Coldiretti e non a caso inserito nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) varato dal Governo Draghi con i quali si potrebbe arrivare a trattenere il 40-50% portando risorsa idrica dove non c’è, con la possibilità di triplicare le rese e combattere il dissesto idrogeologico.

Il progetto ideato ed ingegnerizzato e poi condiviso con Anbi, Terna, Enel, Eni e Cassa Depositi e Prestiti con il coinvolgimento anche di Università prevede la realizzazione di una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presenti, progettualità già avviata e da avviarsi con procedure autorizzative non complesse, in modo da instradare velocemente il progetto complessivo e ottimizzare i risultati finali.

L’idea è di “costruire”, senza uso di cemento per ridurre l’impatto l’ambientale, laghetti in equilibrio con i territori che riescano a conservare l’acqua per distribuirla in modo razionale ai cittadini, all’industria e all’agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione.

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