Conseguenza del Covid è la svolta autarchica in quattro famiglie su dieci (44%) che hanno portato in tavola cibi di propria produzione con la pandemia che ha spinto la coltivazione ‘fai da te’ di frutta e verdura in giardini, terrazzi, orti urbani e piccoli appezzamenti di terreno ma anche a piccole attività di allevamento familiare.
È quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Ixe’ che fotografa la nuova tendenza di produrre in proprio, conservare e a trasformare in casa per garantirsi risparmio e genuinità anche per una maggiore attenzione alla salute.
“Il cambiamento è evidente – afferma il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco – da un diverso uso anche del verde privato con i giardini e i balconi delle abitazioni che sempre più spesso lasciano spazio ad orti per la produzione fai da te di lattughe, pomodori, piante aromatiche, peperoncini, zucchine, melanzane, ma anche di piselli, fagioli fave e ceci da raccogliere, trasformare o conservare all’occorrenza.
Una tendenza favorita dalla crisi economica generata dal Covid ma anche dalla voglia di trascorrere più tempo all’aperto nelle lunghe settimane di lockdown che hanno anche favorito l’impegno in cucina nella preparazione di piatti e conserve.
“Accanto a chi esprime la propria passione in orti e giardini c’è chi non si accontenta e cerca di accaparrarsi almeno un ettaro di terreno a uso familiare. Si tratta – aggiunge il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo – in larga maggioranza di famiglie che hanno ereditato aziende o pezzi di terreno da genitori e parenti dei quali hanno voluto mantenere la proprietà per esercitarsi nel ruolo di coltivatori e allevatori, piuttosto che venderli come accadeva spesso nel passato. Molti hanno acquistato terreni o piccole aziende agricole, anche in aree svantaggiate, per ristrutturarle e avviare piccole attività produttive”.
Si registra una crescita anche per gli orti urbani del 18,5% in cinque anni superando i 2,1 milioni di metri quadrati.
“Ogni amministrazione – aggiunge Bianco – applica parametri e sistemi diversi per la concessione degli orti pubblici: ci sono Comuni che li danno in uso annuale in cambio di un piccolo canone dopo averli recintati e attrezzati con acqua e piccolo riparo per gli attrezzi, altri che li riservano solo a certe fasce di età e altri ancora che aprono dei veri e propri bandi per le assegnazioni con quote di canone che cambiano a seconda del reddito e dell’età. Impossibile, dunque, non fare un salto con la memoria agli “orti di guerra” quando nelle città italiane, europee e degli Stati Uniti si diffondevano le coltivazioni per garantire approvvigionamenti alimentari”.
Se in passato erano soprattutto i più anziani a dedicarsi alla coltivazione dell’orto, memori spesso di un tempo vissuto in campagna, adesso la passione si sta diffondendo anche tra i più giovani e tra persone completamente a digiuno delle tecniche di coltivazione. Un bisogno di conoscenza che è stato colmato con il passaparola e con le pubblicazioni specializzate, ma che ora ha favorito la nascita della nuova figura del tutor dell’orto che la rete degli orti urbani di Campagna Amica mette a disposizione.
“Una svolta utile – conclude Rampazzo – anche per garantire le forniture alimentari in un momento in cui un numero crescente di italiani si trova in difficoltà economica, con circa 5,6 milioni di persone in condizioni di povertà assoluta, un milione in più rispetto allo scorso anno con il con il record negativo dall’inizio del secolo. Situazione che rispecchia l’aumento delle nuove povertà anche in provincia di Alessandria”.