“Non più soli!”. La richiesta di aiuto delle case di riposo piemontesi

Acqui Terme. “Non più soli”. È la richiesta di aiuto forte e chiara che giunge da numerose case di riposo per anziani piemontesi. Proprietari e gestori confessano una preoccupazione crescente nel far quadrare i conti, ma anche la volontà di disegnare un casa di riposo luogo di vita e non di sopravvivenza. Tutto questo in una Regione che ha  circa 4.300.000 abitanti di cui 1.100.000 oltre 65enni  e tra di loro  370.000 hanno più di  80 anni per lo più  soli (prevalentemente donne). Alcune  residenze rischiano di chiudere, altre hanno già limato i conti all’osso,  al momento offrono oltre 40.000 posti letto di cui quasi 29000 accreditabili (posti che possono essere messi in convenzione con le Asl) offrono lavoro a circa 29.000 operatori.

Già prima dell’avvento del Virus la situazione economica  per alcune era  precaria ma il Covid ha generato un aumento esponenziale dei costi per gli acquisti dei dispositivi di protezione individuale,  per la sanificazione, per la riorganizzazione delle strutture e per l’aumento delle polizze assicurative, che, tra l’altro,  non coprono i rischi di contagio da Covid.

Oltre a questo un anno di pandemia ha portato ad una riduzione di posti letto occupati sia per la  complessità delle indicazioni fornite dall’unità di crisi della Regione Piemonte circa i nuovi inserimenti in struttura, sia per il  timore delle famiglie legato alle procedure di isolamento preventivo e all’impossibilità di poter far visita ai propri cari e  ancora anche in relazione ai mancati convenzionamenti da parte delle ASL. Senza dimenticare la tragedia degli ospiti stroncati dal virus.

Da diversi mesi le circa 800 Rsa subalpine  hanno segnalato, meglio “gridato” la loro richiesta di aiuto, tra queste molte sono no-profit (circa il 60%).  Hanno chiesto incontri alle Istituzioni, hanno redatto appelli. Il Covid ha murato le porte delle Rsa chiudendo dentro  non solo gli anziani privandoli dell’affetto dei propri cari, ma ha  isolato anche ogni struttura. Nei mesi scorsi alcune realtà si sono associate (nel Cuneese) per avere più voce. Qualcosa si è mosso solo  nei giorni scorsi i vertici regionali li hanno incontrati tracciando un possibile percorso per i sostegni. Ma lo sconforto rimane.  C’è chi non si fida, chi è meno pessimista.

Se i   ristori  e  i sostegni non  arriveranno in modo tempestivo alcune realtà rischiano di scomparire, case di riposo che molto spesso sono un punto di riferimento per un’intera comunità. Che cosa accadrà se queste residenze non riusciranno più a far fronte ai costi sempre più elevati a cui non corrisponde una crescita delle entrate?  Che cosa accadrà agli anziani ospiti? Per il Covid hanno già pagato un prezzo altissimo. 

Chiara Genisio

Exit mobile version