Acqui Terme. I prezzi dei prodotti alimentari hanno raggiunto il massimo da quasi sette anni trainati dalle quotazioni in aumento per zucchero, oli vegetali, cereali, latte e carne. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base dell’Indice Fao dei prezzi dei prodotti alimentari a marzo 2021 che hanno raggiunto il valore massimo dal giugno 2014.
“Si tratta del risultato di dieci mesi di aumenti consecutivi con l’indice Fao che ha raggiunto un valore medio di 118,5 punti in marzo, per effetto di un incremento del 2,1% rispetto al mese precedente. A tirare la volata – afferma il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco – sono i prezzi internazionali dei cereali cresciuti del 26,5% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, mentre i prodotti lattiero-caseari sono saliti del 16% rispetto all’anno scorso ma va anche segnalato il balzo del 30% nelle quotazioni dello zucchero”.
Con la pandemia da Covid si è aperto uno scenario di riduzione degli scambi commerciali, accaparramenti, speculazioni e incertezza per gli effetti dei cambiamenti climatici che spinge la corsa dei singoli Stati ai beni essenziali per garantire l’alimentazione della popolazione.
La paura di non poter soddisfare i bisogni primari come il cibo ha convinto la stessa Unione Europea a lanciare una consultazione pubblica per raccogliere contributi dagli operatori, ma anche dalle autorità e dai cittadini per realizzare un piano finalizzato a conquistare l’autosufficienza alimentare.
“L’emergenza Covid – continua il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo – sta innescando un nuovo cortocircuito sul fronte delle materie prime anche nel settore agricolo nazionale che ha già sperimentato i guasti della volatilità dei listini in un Paese come l’Italia che è fortemente deficitario ed ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities, dal grano al mais fino all’atteso piano proteine nazionale per l’alimentazione degli animali in allevamento per recuperare competitività rispetto ai concorrenti stranieri”.
Proprio per i ritardi infrastrutturali in Italia si trasferiscono solo marginalmente gli effetti positivi delle quotazioni sui mercati internazionali che invece impattano molto più pesantemente sul lato dei costi per le imprese soprattutto impegnate nell’allevamento che stanno affrontando una grave crisi.
“L’aumento delle quotazioni – concludono Bianco e Rampazzo – conferma che l’allarme globale provocato dal Coronavirus ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza ma anche le fragilità presenti in Italia sulle quali occorre intervenire per difendere la sovranità alimentare, ridurre la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento in un momento di grandi tensioni internazionali e creare nuovi posti di lavoro”.
Per cogliere un’opportunità unica Coldiretti, insieme a Filiera Italia, ha elaborato e proposto progetti concreti immediatamente cantierabili per l’agroalimentare con una decisa svolta verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale in grado di offrire un milione di posti di lavoro green entro i prossimi 10 anni.