Dallo smart working alle palestre chiuse: le restrizioni hanno conseguenze anche sul peso

Acqui Terme.  Smart working, palestre chiuse, attività sportiva ridotta, tendenza a dedicare più tempo in cucina: così l’emergenza Covid si fa sentire anche sulla bilancia per 4 alessandrini su 10 (44%). È quanto emerge da un’analisi di Coldiretti su dati Crea diffusa in occasione del World Obesity Day che si è celebrato il 4 marzo, in tutto i mondo e che quest’anno è condizionato dalle restrizioni imposte dai lockdown.

Computer, divano e tavola hanno, infatti, tenuto lontano dallo sport e dal movimento addirittura oltre la metà degli alessandrini (53%).

La situazione peggiora per le persone obese soprattutto per quelle collocate in smart working e in cassa integrazione, che nel 54% dei casi ha registrato un aumento medio di peso di ben 4 chilogrammi, secondo una ricerca della Fondazione Adi dell’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica. Soprattutto per questa fascia di popolazione il “lavoro agile” ha favorito l’adozione di comportamenti poco salutari, come mangiare scorrettamente e diminuire l’attività fisica.

Ma l’aumento di peso è legato anche alla maggiore tendenza a cucinare per sé e per i familiari, con lo smart working che ha spostato fra le mura domestiche tutti gli intervalli del tradizionale orario di lavoro con la necessità di organizzarsi a casa per i pasti e magari anche per gli aperitivi di fine giornata. Il risultato è la crescita della spesa alimentare delle famiglie al top del decennio con un balzo del +7,4% nel 2020 secondo elaborazioni Coldiretti su dati Ismea.

“La pandemia ha imposto un cambiamento radicale delle abitudini di vita e di consumo che ha avuto effetto anche sulla linea, dove la tendenza a mangiare di più, spinta dal maggior tempo trascorso fra le mura di casa, non è stata compensata da un’adeguata attività fisica – affermano il Presidente e il Direttore Coldiretti Alessandria Mauro Bianco e Roberto Rampazzo –. In questo momento di difficoltà si rafforza l’obiettivo di formare dei consumatori consapevoli sui principi della sana alimentazione e della stagionalità dei prodotti per valorizzare i fondamenti della dieta mediterranea e ricostruire il legame che unisce i prodotti dell’agricoltura con i cibi consumati ogni giorno. A preoccupare è l’impatto della crisi sulla spesa con il rischio di portare in dispensa prodotti low cost offerti spesso a prezzi troppo bassi per essere sinceri, che rischiano di avere un impatto sulla salute”.

Il trascorrere delle settimane in casa ha peraltro modificato progressivamente l’atteggiamento dei consumatori nei confronti del cibo a favore del paniere “cuochi fai da te” (uova, farina, lievito, burro, zucchero, olio) per effetto della tendenza a sbizzarrirsi in cucina preparando pasta, torte, pizze e biscotti.

Un comportamento che ha reso necessario per molti adottare un regime alimentare di recupero e “sgonfiamento”: in Italia, secondo l’Istituto superiore di Sanità, più di un terzo della popolazione italiana adulta è in sovrappeso, una persona su dieci è obesa (9,8%) con il 45,1% di persone dai 18 anni in avanti in eccesso ponderale.

Le star del carrello nel tempo del Covid sono le uova fresche che fanno registrare un balzo del 14,5% negli acquisti ma tendenze positive si registrano in tutti i comparti, con incrementi sopra la media per formaggi, carne e salumi, per i prodotti ortofrutticoli. Un andamento che non compensa tuttavia il crollo che si è verificato nella ristorazione dove la spesa delle famiglie si è ridotta del 42%.

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