È stato il Giorno della Memoria dei Giusti e delle vite salvate
Acqui Terme. È senz’altro anomalo, rispetto al passato, il Giorno della Memoria (è il 20° anno) che è stato celebrato domenica 31 gennaio. Condizionato com’è, e fortemente, dalla pandemia. Che priva il momento principale della mattinata, che ha svolgimento unicamente in Via Saracco, a pochi metri dalla Sinagoga (che ora non c’è più…) di tante presenze.
Con il ricordo dei deportati (di ogni nome si fa lettura) e di chi scompare nella tragedia della Shoah – lo sottolineerà il Sindaco Lorenzo Lucchini – è il presente dei Giusti a marcare, nel segno della vita, e della salvezza, miracolosamente raggiunta, questo ideale 27 gennaio. Che dà modo di ricordare i rigurgiti neofascisti (il negazionismo, certo; ma anche il caso dei tre consiglieri di Cogoleto che votano con il braccio teso), e a Domenico Borgatta di rammentare i pericoli contemporanei. Dell’indifferenza davanti ai “sommersi” dei nostri giorni (i migranti bloccati ai confini dell’Europa, vittime della apatia della civile [?] Europa, e di un freddo che fa strage silenziosa.
Soprattutto – e riprendiamo le ultime parole di Lorenzo Lucchini – è un futuro di dialogo quello che deve interessare tutti. Anche nella piccola Acqui.
Se Roberto Rossi, per l’ANPI, avanti la lapide dei partigiani di Piazza San Guido, ricorda il trasporto ferroviario che passò dalla stazione di Acqui, da Cairo a Mauthausen – e viene l’invito a coltivare con le ultime parole dei condannati a morte, con gli ultimi scritti ai familiari, lo spirito della Resistenza, e i valori che passano alla Costituzione – è l’articolato contributo di Luisa Rapetti ad evocare prima la vicenda di Arturo e Avito Bachi e, poi, la catena di solidarietà diffusa, che coinvolge contadini senza nome e figure in prima vista tra il clero locale (a cominciare dal Vescovo Dell’Omo e dal suo segretario, il giovane Don Galliano).
Quindi sono le voci di Francesco Orsi, da Genova, e del Vescovo Mons. Luigi Testore, in presenza, a procedere per opposti…..
G.Sa
L‘articolo integrale su L’Ancora n.5/2021