Nel territorio alessandrino, emergenza Covid spinge all’acquisto di prodotti bio
Acqui Terme. È boom di consumi di alimenti bio che raggiungono la cifra record di 3,3 miliardi a livello nazionale sotto la spinta della svolta green favorita dall’emergenza Covid.
“L’agricoltura biologica rappresenta un tassello sempre più importante dell’agroalimentare di qualità e il via libera al ddl sul biologico è un passo importante verso la tutela dei consumatori e delle vere produzioni Made in Italy. Promuovere il ricorso a materia prima italiana certificata riducendo i volumi delle importazioni significa un ulteriore stimolo di crescita al comparto e concorrere al raggiungimento del target del 25% di superficie investita a coltivazioni biologiche, indicato nella strategia Farm to Fork, uno dei pilastri del New Green Deal. Un’occasione da non perdere, visto anche il boom di domanda di prodotto 100% italiano a cui abbiamo assistito negli ultimi anni”.
Commenta così il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco l’approvazione da parte della Commissione Agricoltura del Senato della proposta di legge che prevede, tra le altre misure, l’introduzione di un marchio per il bio italiano, richiesto dalla Coldiretti per contrassegnare tutti i prodotti biologici ottenuti da materia prima italiana che potranno essere valorizzati sul mercato con l’indicazione “biologico italiano” e come tali protetti contro tutte le usurpazioni, imitazioni e evocazioni.
Gli operatori certificati biologici in provincia di Alessandria tra produttori e trasformatori sono circa 400 dove la preferenza per il Bio ha fatto registrare tra i consumatori un aumento del 10,5%.
La situazione emergenziale ha consolidato una tendenza alla crescita del settore che va avanti da oltre un decennio. Si conferma così la spinta che la grande distribuzione organizzata sta imprimendo al mercato biologico mostrando, durante il lockdown, un incremento delle vendite nei supermercati dell’11%: preferenza per il biologico nel prodotto fresco con aumenti del 7,2% per gli ortaggi e in alcune categorie specifiche come le uova che crescono del 9,7% nelle vendite secondo l’Ismea.
“Una crescita alla quale fa però da contraltare l’invasione di prodotti biologici da Paesi extracomunitari, con un incremento complessivo del 13,1% delle quantità totali di cui quasi 1/3 dall’Asia – ha affermato il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo -. Per questo è necessario intensificare le attività di controllo e certificazione del prodotto biologico in entrata da paesi extracomunitari anche con un maggiore coinvolgimento delle autorità doganali, al fine di garantire sia i consumatori finali rispetto alla qualità delle produzioni, sia una corretta concorrenza tra produttori intra ed extra Ue”.
Una vera e propria invasione che rende ancora più urgente dare la possibilità di distinguere sullo scaffale i veri prodotti biologici Made in Italy ma anche rafforzare i controlli sui cibi bio importati che non rispettano gli stessi standard di sicurezza di quelli Europei, fornendo una spinta al raggiungimento dell’obiettivo di avere almeno 1 campo su 4 (25%) coltivato a bio in Italia.
I cereali, le colture industriali e la frutta fresca e secca sono le categorie di prodotto biologico più importate, con un’incidenza rispettivamente del 30,2%, 19,5% e 17,0%. I tassi di crescita delle importazioni bio più rilevanti si sono avuti per la categoria di colture industriali (+35,2%), di cereali (16,9%) e per la categoria che raggruppa caffè, cacao, zuccheri, tè e spezie (+22,8%).
“Previsto anche l’impiego di piattaforme digitali – concludono Bianco e Rampazzo – per garantire una piena informazione circa la provenienza, la qualità e la tracciabilità dei prodotti. Il ddl rivede inoltre anche il sistema delle sanzioni per renderle finalmente efficaci contro le frodi del settore e quello dei controlli per garantire la terzietà dei soggetti incaricati. Si va infine ad equiparare tutte le previsioni di agevolazione e sostegno al metodo dell’agricoltura biodinamica che contraddistingue imprese e prodotti in base a caratteristiche differenziate di sostenibilità”.