Diocesi

È entrato in vigore l’uso della terza edizione del messale Romano

Secondo le indicazioni dei vescovi di Piemonte Valle d’Aosta, l’uso della terza edizione del messale Romano è entrato in vigore la prima domenica di avvento, ovvero il 29 novembre 2020.

Domenica scorsa in Cattedrale all’inizio della messa delle 11, teletrasmessa in diretta da Telecupole, il nuovo messale è stato portato al vescovo diocesano mons. Luigi Testore, che durante la celebrazione ha seguito il nuovo testo.

La presentazione del nuovo messale è sull’edizione cartacea de L’Ancora.

Qui mettiamo a confronto i testi liturgici: nella colonna a sinistra i testi del Messale del 1983, usato fino ad ora; a destra i testi della nuova edizione del Messale, con le varianti in grassetto.

Si mettono a confronto i testi liturgici: nella colonna a sinistra i testi del Messale del 1983, usato fino ad ora; a destra i testi della nuova edizione del Messale, con le varianti in grassetto.

Riti di introduzione

Saluti del sacerdote

La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi.La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.  

La piccola variante, oltre a essere sorretta da ragioni grammaticali, è coerente con il testo biblico di riferimento (2 Cor 13,13) ed era già stata introdotta nel Rito delle Esequie (n. 74).

Il Signore, che guida i nostri cuori nell’amore e nella pazienza di Cristo, sia con tutti voi.Il Signore, che guida i nostri cuori all’amore e alla pazienza di Cristo, sia con tutti voi.

Anche in questo caso la variante è legata alla versione della Bibbia CEI 2008, che rispetto alla precedente del 1974 traduce più fedelmente il testo greco di 2 Ts 3,56 .

Tra i saluti invece non compare più il lungo testo, difficilmente proclamabile, di 1 Pt 1,1-27 .

Atto penitenziale

Le varianti più significative si trovano nelle formule di invito al pentimento e nel Confesso a Dio. In questi testi emerge la preoccupazione di un linguaggio più inclusivo, in sintonia con una sensibilità oggi diffusa.

Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli, […] E supplico la beata sempre vergine Maria, gli angeli, i santi e voi, fratelli,Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli e sorelle, […] E supplico la beata sempre vergine Maria, gli angeli, i santi e voi, fratelli e sorelle,
All’inizio di questa celebrazione eucaristica, chiediamo la conversione del cuore, fonte di riconciliazione e di comunione con Dio e con i fratelli.Fratelli e sorelle, all’inizio di questa celebrazione eucaristica, invochiamo la misericordia di Dio, fonte di riconciliazione e di comunione.

In questo invito, presente nel II formulario, la variante ha anche una motivazione di ordine teologico: non è la conversione del cuore fonte di riconciliazione e di comunione, bensì la misericordia di Dio.

Altre piccole variazioni sono presenti anche nel III formulario:

Gesù Cristo, il giusto, intercede per noi e ci riconcilia con il Padre. Apriamo il nostro spirito al pentimento, per essere meno indegni di accostarci alla mensa del Signore.   Il Signore ha detto: chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra. Riconosciamoci tutti peccatori, e perdoniamoci a vicenda dal profondo del cuore.Gesù Cristo, il giusto, intercede per noi e ci riconcilia con il Padre: per accostarci degnamente alla mensa del Signore, invochiamolo con cuore pentito.   Riconosciamoci tutti peccatori, invochiamo la misericordia del Signore e perdoniamoci a vicenda dal profondo del cuore.  

La riformulazione della monizione vuole evitare il riferimento impreciso a Gv 8,7, dove non si parla di “prima pietra”, ma di scagliare “per primo la pietra”.

Kýrie, eléison

In questo «canto col quale i fedeli acclamano il Signore e implorano la sua misericordia» (OGMR, 52) si nota subito la scelta di preferire l’espressione originale greca Kýrie/Christe, eléison rispetto alla traduzione italiana Signore/Cristo, pietà. L’invocazione fa parte infatti di quei testi che nel corso dei secoli si sono mantenuti nella lingua originale e che nemmeno il passaggio al latino avvenuto a Roma nel IV secolo ha tradotto. La scelta è confermata anche nel caso della fusione di atto penitenziale e Kýrie, eléison con l’introduzione di tropi. Delle invocazioni di questi ultimi segnaliamo qui le varianti più rilevanti.

Signore, pietà Cristo, pietà Signore, pietàKyrie, eleison Christe, eleison Kyrie, eleison

Gloria

Di rilievo la variante introdotta all’inizio dell’antichissimo inno del Gloria «con il quale la Chiesa, radunata nello Spirito Santo, glorifica e supplica Dio Padre e l’Agnello» (OGMR, 53):

Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà.Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini, amati dal Signore.

La scelta è dettata da una maggiore fedeltà al testo biblico di riferimento (Lc 2,14). La pace infatti è la pienezza dei doni messianici e gli “uomini di buona volontà”, sono in realtà «Gli uomini che egli [Dio] ama», che sono cioè oggetto della volontà di salvezza di Dio, che viene a compiersi. Il testo liturgico, per esigenze di cantabilità e per consentire l’utilizzo delle melodie in uso, modifica leggermente l’espressione in «amati dal Signore».

Liturgia Eucaristica

Tralasciamo di indicare alcune piccole varianti che interessano le formule che accompagnano i riti di offertorio; come pure le numerose varianti contenute nelle preghiere Eucaristiche.

Riti di comunione

Qui troviamo la scelta più nota, anche attraverso le risonanze mediatiche, e più discussa: la variazione della traduzione della Preghiera del Signore con l’introduzione del testo approvato a suo tempo per la Bibbia CEI 2008:

e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male.e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male.

La scelta, come già spiegato a suo tempo, è giustificata dal fatto che la connotazione dell’italiano “indurre” esprime una volontà positiva mentre l’originale greco eisferein racchiude piuttosto una sfumatura concessiva (non lasciarci entrare). Con la nuova traduzione si esprime nello stesso tempo la richiesta di essere preservati dalla tentazione e di essere soccorsi qualora la tentazione sopravvenga, evitando di attribuire la tentazione a Dio in sintonia con Gc 1,1310.

Sempre nei riti di comunione è da segnalare la monizione diaconale allo scambio della pace:

Scambiatevi un segno di pace.Scambiatevi il dono della pace.

La nuova traduzione vuole essere più fedele al testo latino, che ha offerte vobis pacem. In realtà infatti ciò che ci si scambia reciprocamente è la pace, come dono che proviene da Dio. Questo avviene attraverso un gesto/segno, che può variare a seconda delle culture, ma il segno non è l’oggetto proprio di ciò che viene reciprocamente offerto. La scelta era già stata anticipata nella pubblicazione del testo dell’OGMR (n. 154) e nel Rito del Matrimonio (n. 134).

Più rilevante è invece la variazione nell’invito del sacerdote alla comunione:

Beati gli invitati alla Cena del Signore. Ecco l’Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo.Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo. Beati gli invitati alla cena dell’Agnello.

La prima novità è data dall’ordine delle espressioni: al primo posto, come nell’edizione tipica latina, vi è «Ecco l’Agnello di Dio». Nella sequenza rituale appare più logica questa anticipazione: dopo aver invocato l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo con la litania di frazione del pane, ora l’Agnello viene presentato come colui che invita alla sua cena. La seconda variante è la sostituzione di cena del Signore con cena dell’Agnello, senza temere la ripetizione del termine Agnello. È stato ritenuto infatti più importante non perdere il riferimento ad Ap 19,9 che dichiara beati gli invitati al banchetto di nozze dell’Agnello.

Riti di conclusione

Segnaliamo che il classico congedo «La messa è finita. Andate in pace» passa al secondo posto; al primo posto viene introdotta una nuova formula: «Andate in pace». Tra le formule alternative vengono recepite le due presenti nell’edizione tipica emendata del 2008 e recuperate quelle dell’edizione italiana del 1983. In analogia con altre parti del Messale (Gloria, Credo, Padre nostro e Agnello di Dio) viene introdotta anche la formula di congedo latina «Ite, missa est».

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