Cairo M.tte

Osservazioni-informazioni sul sito ex A.C.N.A. di Cengio

Cengio. L’Associazione per la rinascita della Valle Bormida ha inviato alcune osservazioni-informazioni sul sito ex A.C.N.A. di Cengio:

«L’Unione Europea ha messo in mora, nell’anno 2009, il Governo Italiano per non aver eseguito la V.I.A. dell’Area A1, circa 27 ettari sui 55 totali del S.I.N. ex A.C.N.A. e considerata dalla stessa appunto una discarica di rifiuti tossico-nocivi.

Abbiamo inviato, come Associazione, il 1 settembre u.s. documentazione informativa ai due Ministri interessati per ottenere una ​vera bonifica​ che risolva alla radice un problema ereditato da oltre cento anni di attività industriale selvaggia, oltre al costante e doveroso potere di controllo e monitoraggio dell’intero S.I.N. coinvolgendo anche i cittadini e le istituzioni locali della intera Val Bormida.

Affrontiamo quindi il “problema” della recente positiva V.I.A. dell’Area A1 in base allo S.I.A(studio impatto ambientale), effettuato da E.N.I. – SINDIAL su base volontaria e postuma (circa venti anni dopo) e quindi ufficializzata con il D.M. 5.4.2020 del 6 aprile U.S. (G.U. del 20 aprile 2020).

Riteniamo infatti sussistano incertezze e contraddizioni nelle relazioni e valutazioni tecniche del progetto di messa in sicurezza permanente (M.I.S.P.) quindi non bonifica, per cui l’Unione Europea ha immediatamente archiviato (Luglio 2020), dopo undici anni, la procedura di infrazione nei confronti del nostro Governo.

L’Associazione per la rinascita della Valle Bormida, che ha ricevuto riconoscimento ufficiale, nasce nel 1987 da aggregazioni spontanee di cittadini della Valle per contrastare il gravissimo inquinamento del fiume e non solo, dovuto principalmente alla attività dell’A.C.N.A.
Abbiamo sempre cercato di agire con serietà e rigore ancor prima della chiusura dello Stabilimento (22/01/1999) contribuendo così, in modo significativo, alla stessa.

Proprio per tutto ciò l’Associazione ritiene, in base al principio della massima precauzione e di opportune riflessioni, di sottoporre ai due Ministri firmatari del citato D.M. Sergio Costa e Dario Franceschini le nostre documentate perplessità illustrate in un testo di nove pagine supportato da 22 allegati.

Il tutto è stato inviato con raccomandata A/R in data 1 settembre, ricevute dai destinatari il 7/9/2020 (la cartolina di ritorno ci è giunta invece 45 giorni dopo, ovvero il 14/10/2020).

Abbiamo così evidenziato:

  • 1 – Le contraddizioni che si rilevano nei documenti tecnici ufficiali.
  • 2 – Le criticità relative allo strato di marna impermeabile che dovrebbe “naturalmente” impedire la fuoriuscita delle sostanze chimiche tossiche abbancate e del relativo percolato.
  • 3 – L’incompleta tenuta dei muri perimetrali, ben documentata dal recente forte inquinamento rilevato ufficialmente l’ARPAL in occasione di controlli analitici eseguiti sui piezometri della cosiddetta “Area Merlo”, posta all’esterno dei muri stessi.
  • 4 – Il comprovato rischio idraulico dell’intero S.I.N. e quindi anche dell’Area A1.
  • 5 – La presenza di P.C.B. (Policlorobifenili) collegata direttamente alla formazione di Diossine, come dimostrato, sia nel percolato, sia nel terreno, inclusa la zona dove è situata l’Area A1, negli anni della pre chiusura.
  • 6 – L’incognita, soprattutto futura, della manutenzione e dei controlli sia dell’Area A1 sia dell’intero S.I.N.

La soluzione, avallata dal D.M. di messa in sicurezza permanente dell’Area A1, di permanente ha solo il rischio di disastro ambientale per l’intera Val Bormida che ricadrà inesorabilmente anche sulle future generazioni».


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