Roccaverano. Uncem (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani) e Assopiemonte Dop e Igp uniscono le forze per individuare soluzioni volte a sostenere le imprese del settore lattiero-caseario. Soffrono in modo particolare i produttori di Castelmagno, Robiola di Roccaverano, Murazzano, Ossolano, Toma Piemontese, con filiere nei territori montani dove è più impegnativo realizzare l’attività di allevamento, trasformazione, stagionatura. Le imprese subiscono gli effetti negativi del lungo periodo di blocco della commercializzazione di prodotti Dop e Igp – dei formaggi ma anche di agnelli e capretti – causato dallo stop di fiere, mercati, turismo locale, ristoranti, trattorie, mense e anche dell’export, ovvero dei canali dove tradizionalmente si vendono i prodotti tipici del territorio.
“I produttori hanno continuato a sostenere costi, prevalentemente legati al mantenimento delle mandrie e greggi, senza incassare”, sottolinea Evanzio Fiandino, presidente di Assopiemonte Dop e Igp.
I numeri sono drammatici:
Robiola di Roccaverano Dop, invenduto ogni settimana circa 2.000 kg, equivalenti a circa 13.000 kg. di latte corrispondenti a un danno pari a 20.000 euro a settimana. Qualche produttore si converte a lavorazioni presamiche che in alternativa a lavorazioni lattiche permettono di fare lavorazioni di media stagionatura ma con scarso successo. In più le quotazioni capretti su valori irrisori pari a circa 2.50-3 euro/kg peso vivo.
Castelmagno Dop,
invenduto ogni settimana pari a circa 4.000 kg di prodotto con il rischio reale di ingolfare le stagionature. Valore del danno pari a circa 40.000 euro a settimana. Alcuni hanno svenduto il latte ricavando 28.50 centesimi/litro contro un costo di produzione di 57 centesimi/litro stante che i vincoli produttivi sono simili a quelli del Parmigiano Reggiano con maggiori problematiche legate alla logistica e al territorio.
Murazzano Dop, quantità di invenduto ridotte poiché buona parte del latte va agli agnelli, che però sono invenduti o svenduti a quotazioni intorno ai 2 euro/kg peso vivo. Comunque il costo del formaggio, ovviamente all’ingrosso è intorno ai 10-11 euro/kg.
Ossolano Dop, grandi quantità di invenduto e necessità di collocare a prezzi dignitosi dai 300 ai 600 quintali di latte a settimana.
«L’emergenza nel caso dei prodotti Dop e Igp – rimarca Lido Riba presidente regionale Uncem – ha creato, soprattutto nei circa 70 giorni di stop (dalla prima decade di marzo sino a metà maggio) pesanti blocchi alla commercializzazione e danni gravissimi agli operatori (aziende agricole, piccole imprese e piccole cooperative). Ciò è dovuto principalmente al fatto che si è bloccato il turismo, il canale Ho.Re.Ca. (in particolare ristoranti e trattorie), il dettaglio tradizionale – negozi di specialità e anche le aree mercatali di prossimità alle aree di produzione, vale a dire i luoghi di eccellenza per la commercializzazione di questi prodotti. I notevoli volumi di vendita fatti registrare al dalla grande distribuzione organizzata non hanno interessato le produzioni Dop in quanto fuori da tali canali e semmai presenti, solo in alcuni rari casi, ai banchi taglio, disertati però dai consumatori per evitare code». “Il risultato – conclude Fiandino – è stata la paralisi commerciale che ha costretto, a seconda della tipologia delle produzioni a buttare via il latte o a svenderlo, a interrompere la produzione, a eliminare formaggi non stagionabili, ad avere eccedenze in magazzino senza sapere se mai si riuscirà a smaltirle”.
“Questo comparto va sostenuto – evidenzia Marco Bussone, presidente nazionale Uncem – Il dialogo avviato con i rappresentanti politici regionali e nazionali da Assopiemonte viene fortemente sostenuto da Uncem. Avviamo una collaborazione in una fase molto delicata e critica per il settore che non può in alcun modo essere lasciato solo”.