Acqui Terme. Con il patrocinio dell’Isral, in occasione del 50° anniversario del Sessantotto, aveva preso vita una ricerca ad Alessandria e provincia, su come venne vissuto il biennio 1968-1969. Da qualche settimana sono stati pubblicati i risultati nel volume di Pietro Moretti, Sessantotto in periferia (Biennio 1968-1969 in provincia di Alessandria), Editrice Impressioni grafiche.
Obiettivo principale è stato fornire contributi a livello di cronache, testimonianze, riscontri di stampa, immagini, su quello che successe in quel periodo nella nostra provincia. La scelta è stata quella di privilegiare la storia locale, la cronaca, la ricostruzione dei fatti. Può sembrare riduttivo rispetto ai grandi dibattiti sul Sessantotto come fenomeno generale, mondiale; sulle sue cause e sulle sue conseguenze. L’autore ritiene però che ci sia un grande vuoto di cronache da colmare. Questo relativamente scarso interesse alle cronache del Sessantotto è stato causato soprattutto dai pregiudizi dovuti ad una deformazione dei fatti: talvolta l’identificazione tra Sessantotto e terrorismo, ingeneratasi dopo la strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969, ha prevalso ed ha messo in ombra i caratteri positivi di quelle lotte: la partecipazione, l’antiautoritarismo, l’egualitarismo, la spontaneità, gli inizi del femminismo, il terzomondismo, per citarne solo alcuni.
Si sono raccolte le testimonianze di alcuni dei protagonisti e delle protagoniste del movimento in Alessandria e nei principali centri della provincia: Angela Abbaneo, Angelo Bottiroli, Gianni Calvi, Claudio Debetto, Walter Delfini (postumo), Marco Di Marco, Vittorio Giordano, Luigi Gottardi, Nuccio Puleio, Anna Rivera, Riccardo Sburlati, Luciano Valle.
Non si è riusciti a sentire tutti: alcuni ci hanno già lasciato; per altri, viventi, c’è spazio per future ricerche. Era importante comunque mettere un primo punto fermo, per fornire uno stimolo e un termine di paragone.
La voce delle donne è limitata: studentesse e operaie sono state molto attive nel Sessantotto anche nell’Alessandrino ma la funzione di leader era ancora di pertinenza degli uomini. Gli anni Settanta vedranno poi il dirompente diffondersi del femminismo, frutto anche dei processi culturali messi in moto del Sessantotto.
Il Sessantotto in provincia si sviluppò secondo tre filoni principali: le lotte studentesche; le lotte operaie; le lotte del dissenso cattolico. Rispetto a quanto avvenne nelle grandi città del triangolo industriale, fu un movimento decisamente meno ideologico, meno legato ai miti di Che Guevara o Mao Tse-tung, pur presenti; un movimento dove l’influsso della contestazione ecclesiale fu rilevante e spesso condizionò sia le lotte studentesche, sia quelle operaie. Altra osservazione di fondo è che l’asse studenti-operai così importante a Torino trovò analoga rilevanza anche nell’Alessandrino.
Scrive nell’introduzione al libro Luciana Ziruolo, direttrice ISRAL: “La lettura di queste storie di vita, aiuta a comprendere come il Sessantotto sia stato un fenomeno capillare, che ha permeato tutti gli ambiti e i settori della società, non certo un’esperienza elitaria come, talvolta, è parso trasparire nei saggi di alcuni suoi leader nazionali, ma un vento elettrizzato ed elettrizzante che, ad una osservazione disincantata e non preconcetta, ancora permea – in nuove, molteplici forme – il tempo presente”.