Una Veglia di Pentecoste che ha ‘allargato’ i muri della Cattedrale

Forse non è proprio la Chiesa in uscita che intende Papa Francesco quando ci sprona a non chiuderci nei nostri riti abitudinari ma a spalancare le porte per essere “ospedale da campo”, ciononostante rimane l’intenzione in chi ha organizzato la Veglia di Pentecoste 2020 di consentire a più persone possibili di sentirsi uniti nella diversità e nella distanza, ben oltre le mura della Cattedrale.

Così la regia high-tech pazientemente coordinata da Francesco Barlocco della Shalom con Filippo Arduino, Paolo Abbiate dell’AC, il diacono Angelo Amerio e chi si è aggiunto all’ultimo minuto, ha permesso una diretta youtube (con circa 100 visualizzazioni) e contemporaneamente la possibilità di interagire con la piattaforma Zoom che ha reso presenti le circa 20 persone collegate, con tutti i limiti del caso.

Così i canti coordinati da Antonio Ponzo della Shalom, Marco Pirlo e Davide Borrino dell’AC, con Lorenzo Garbarino, Simone Stroppiana, Pietro Allosia e Alex Lazzara a far risuonare gli strumenti portando un pizzico di ritmo ed effervescenza spirituale. Complimenti al gruppo di cantori che a debita distanza hanno contribuito a mantenere il detto che “cantando si prega due volte”.

Un grazie speciale all’Oftal (in particolare Luca Baldovino) Agesci (con Chiara Libertino di Acqui che si è coordinata con i gruppi scout di Ovada e Cairo) e a tutti coloro che si sono adoperati a portare la voglia di “attendere lo Spirito” in tutti gli angoli della Diocesi. Grazie a Elisa e Gino che hanno aiutato a dare informazioni per poter seguire i testi della Veglia a chi era in Cattedrale, grazie a don Giorgio che ci ha fatto sentire a casa con la massima disponibilità di quanto poteva essere utile ad allestire il Duomo in sicurezza ed efficienza, così come a Mons. Testore che ha seguito la preparazione con attenzione e affetto… grazie a Claudia e Cecilia che hanno custodito l’ingresso per l’igienizzazione, ma soprattutto grazie a chi c’era, fisicamente, per le vie digitali o anche solo con il pensiero o la preghiera a distanza: nulla avrebbe senso se non si arrivasse all’agape, a quel senso di comunità a partire dai circa 70 presenti oltre ai collegati con mezzi digitali. Crediamo che la Veglia abbia offerto un messaggio di speranza per tanti.

L’Azione Cattolica con l’intervento della teologa Stella Morra ha spronato all’ascolto del Signore che passa, del Dio che parla la lingua di tutti i tempi, anche dell’oggi, in mezzo al COVID, in un tempo comunque denso della Sua presenza; gli Scout che ci hanno parlato del linguaggio della Madre Terra, primordiale manifestazione del Creatore, l’Oftal con il linguaggio della debolezza che spesso manda in contraddizione l’idea della vita “piena” ma che sa generare speranza e affidamento al Padre, la Comunità Shalom con il linguaggio della misericordia, assai poco di moda, apparentemente frustrante, che però apre alla Vita in modo unico e grandemente liberante.

Flavio Gotta – presidente Diocesano dell’AC

L’intervento integrale su L’Ancora n.22/2020

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