Con la stessa leggerezza con cui Don Bosco veniva a passeggiare con i suoi ragazzi su queste colline, così oggi un’ispettrice salesiana con il suo consiglio, per di più alla fine del suo mandato, fa una passeggiata ad
Acqui per annunciare che la centenaria presenza delle salesiane all’Istituto Santo Spirito tra pochi mesi non ci sarà più. Così, all’improvviso! Si chiude scuola, oratorio, comunità religiosa!
Cosa importa che ci siano bambini che dopo aver fatto prima elementare (ed essersi trovati benissimo!), dovranno frequentare la seconda altrove, con insegnati e compagni diversi? Cosa importa che quelli di quarta (e delle altre classi precedenti) debbano finire le elementari presso un altro istituto? Che importanza ha questo ai fini educativi, a cui il medesimo istituto dovrebbe essere votato? Cosa importa se i genitori avevano deciso di affidare a questo ambiente i loro ragazzi, facendo anche sacrifici economici? Cosa importa che le preiscrizioni in vista del prossimo anno contino 15 ragazzi? Cosa importa che ci siano insegnanti e personale che da un mese all’altro si troveranno disoccupati? Non siamo mica più ai tempi di Leone XIII (contemporaneo di don Bosco!) che parlava della dignità del lavoro e dei diritti dei lavoratori?
Cosa importa che con la Diocesi e la nascente Comunità Pastorale ci sia stato (solo un anno e mezzo fa!) un accordo di collaborazione, per realizzare insieme le iniziative dell’oratorio e della catechesi dei ragazzi, in maniera coordinata per il bene della città ed ora, senza alcun preavviso, unilateralmente tutto viene interrotto senza alcun tipo di dialogo? Cosa importa se agli animatori e ai ragazzi dell’oratorio, con le loro aspettative e disponibilità, diciamo serenamente “noi chiudiamo”?
Mi chiedo davvero cosa importa a questa ispettrice di fine mandato e al suo consiglio? Importa davvero l’educazione? Lo spirito apostolico di Don Bosco? Il bene di quei bambini e di quelle famiglie che si sono affidate a loro per un percorso educativo, scegliendo di pagare di tasca propria, per avere un servizio scolastico che garantisce un’adeguata formazione umana e cristiana?
Cosa sta veramente a cuore a questa ispettrice che non si confronta nemmeno con il vescovo e tantomeno con la parrocchia, gli insegnati, i genitori e annuncia una decisione che ferisce, delude, crea ingiustizia e che contraddice palesemente il motto educativo di don Bosco di voler formare “onesti cittadini e buoni cristiani”? Chi ha preso una decisione come questa e con queste modalità non possiede né onestà e né bontà!
Cosa importa… tanto poi loro si ritirano a Torino, che è abbastanza distante da Acqui, nel loro convento e chi si lamenta se ne farà una ragione!
Peccato! …. sì nel vero senso della parola, questo è un peccato da confessare, che non permette di presentarsi a cuor leggero davanti a Dio quando alla sera una suora dice la preghiera di Compieta! Perché le persone vengono prima delle strutture e dei soldi, perché non è onesto servirsi dell’epidemia per prendere decisioni scellerate come questa. La codardia di Pilato che se n’è lavato le mani, la ricordiamo ancora oggi tutte le domeniche nel credo. Allo stesso modo la codardia di questa decisione, ad Acqui, la ricorderanno i piccoli e i grandi, delusi da chi, vestendo un abito e avendo preso impegni, non ha nemmeno permesso che fossero portai a temine!
Peccato! Delusione!
Come sacerdoti della Comunità Pastorale condividiamo profondamente il dispiacere e il disagio dei ragazzi e dei genitori della scuola, l’amarezza e la grande preoccupazione del personale, come pure la delusione degli animatori dell’oratorio con i quali in quest’ultimo anno si è fatto un cammino sereno e proficuo. Nonostante questo, insieme alla diocesi e a quanti, in maniera sincera e disinteressata, tengono a cuore il valore dell’educazione cristiana, di una scuola cattolica e di un oratorio, proveremo a cercare soluzioni che possano in qualche modo sopperire a questo grande vuoto che si è venuto a creare in città.
Don Giorgio Santi
Parroco della Comunità Pastorale San Guido