Diocesi

Cordoglio per la morte di don Vincenzo Rini

Cordoglio anche nel mondo della Fisc per la morte di don Vincenzo Rini. Era nato a Spinadesco il 5 gennaio 1945. Ordinato sacerdote il 22 giugno 1968, ha celebrato la sua Prima Messa a Bonemerse. Vicario a Romanengo (1968-1976) e a Soresina (1976-1977), nel 1977 è stato promosso parroco di Polengo: incarico che ha mantenuto sino al 1985 quando ha assunto la direzione del settimanale diocesano La Vita Cattolica.

Laureato in Teologia dogmatica a Milano, nel 2004 è stato insignito dell’onorificenza di Cappellano di Sua Santità. Per tanti anni è stato presidente del SIR (Società per l’Informazione Religiosa), l’agenzia stampa della CEI, su indicazione di monsignor Galantino. Era canonico del Capitolo della Cattedrale di Cremona. Da un po’ di tempo aveva ripreso a scrivere e voleva dare un seguito alle sue ultime fatiche letterarie di “Il sapore della verità” e “Militi ignoti”. Era anche consigliere ecclesiastico della Coldiretti e dell’Ucid.

Così commenta il presidente Fisc, Mauro Ungaro

«Con la morte di don Vincenzo Rini (avvenuta questa mattina –14 marzo, ndr– a Cremona) la Fisc perde una delle personalità più significative della sua ultra cinquantennale storia.

In tutti gli incarichi cui era stato chiamato (fra cui quello di presidente del Consis dal 1996 al 1998, della Federazione dal 1998 al 2004 e poi del Sir) aveva sempre fatto del confronto e dell’accoglienza lo stile di quello che per lui era prima di tutto un servizio ecclesiale: “servire l’informazione è servire la Chiesa” è una delle frasi che amava ripetere.

Il suo mandato alla guida della Fisc è coinciso con l’affermarsi delle nuove tecnologie che hanno portato anche le testate diocesane ad una significativa presenza nel web. Un passaggio importante da vivere con lo spirito che lo stesso don Vincenzo aveva spiegato durante un’Assemblea nazionale: “Cerchiamo di essere giornali che guardano ma non si fermano all’oggi e compiono ogni sforzo per mettersi all’ascolto della cultura moderna per svelarne i semi della Parola”.

Il suo sorriso era proverbiale ed era la strada per una capacità non comune di stemperare le tensioni e favorire il dialogo; i suoi editoriali erano sempre scritti sempre con l’arguzia che solo i sempre più rari maestri del giornalismo hanno saputo avere.

Durante il suo mandato aveva voluto incontrare il maggior numero di redazioni nei luoghi dove essere operano per sottolineare quel rapporto col territorio che è elemento costitutivo delle testate diocesane sin dalla loro fondazione.

Terminata la direzione alla guida de “La Vita Cattolica”, settimanale della diocesi di Cremona, aveva continuato a seguire la vita della Federazione, non mancando ai più importanti momenti associativi. Per i presidenti che si sono susseguiti dopo di lui è stato un discreto ma importante punto di riferimento e la sua amicizia una sicurezza ed un dono preziosi.

Lo ricordiamo tutti nelle nostre preghiere e lo affidiamo al Padre celeste».

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