L’intervento in aula dell’on.Fornaro sull’emergenza Covid19

Camera: Fornaro in Commissione Agricoltura
Federico Fornaro

Acqui Terme. Pubblichiamo l’intervento dell’on Federico Fornaro in aula sulla informativa del Ministro della salute Roberto Speranza in merito all’emergenza coronavirus Covid 19:

«Signor Presidente, signor Ministro, rappresentanti del Governo, colleghi, credo che il primo pensiero debba andare alle famiglie dei dodici nostri connazionali che, anche a causa del Coronavirus, hanno perso la vita in questi giorni. Lo dobbiamo fare perché mai, in nessun momento, la politica e le istituzioni devono dimenticare che dietro le statistiche epidemiologiche ci sono persone in carne ed ossa, ci sono affetti, ci sono storie personali. Allo stesso modo, mi associo al ringraziamento non formale ai volontari, ai medici, agli infermieri, ai ricercatori, alle forze dell’ordine, agli amministratori regionali e locali, alla Protezione civile, impegnati in una sfida e in una prova tanto inattesa quanto severa. Dobbiamo avere – credo tutti – la consapevolezza, credo anche l’umiltà, di riconoscere che ci ritroviamo tutti, maggioranza e opposizione, politica e opinione pubblica, Stato e regioni, dentro un territorio per molti aspetti inesplorato. Una situazione come questa, con queste caratteristiche, ha pochi precedenti. E sono anche inevitabili – lo dico subito -, in un territorio inesplorato, anche possibili errori. Credo anche, allo stesso modo, con convinzione – e forse il mio intervento potrebbe finire qui, perché condivido davvero, dalla prima all’ultima parola, l’intervento del Ministro Speranza -, che il Governo abbia fatto fino ad oggi il possibile, che debba farlo per il domani, e soprattutto, oltre al tema dell’emergenza sanitaria, perché ci sarà da affrontare da domani anche un’emergenza di carattere economico che in queste dimensioni, in questa portata, anche qui, ha pochi precedenti in un’economia di pace.

Credo anche che dobbiamo riconoscere – e voglio darne atto alle opposizioni – che pochi minuti fa questo Parlamento ha dato al Paese e all’opinione pubblica un messaggio giusto, un messaggio degno di un grande Parlamento e di una grande nazione come l’Italia, votando in modo unanime il primo decreto sull’emergenza sanitaria, che è stato più volte ricordato in quest’Aula. Credo anche che oggi dobbiamo avere tutti, nessuno escluso, la consapevolezza che la scelta è obbligata: dobbiamo rallentare il contagio, dobbiamo limitare la diffusione del Coronavirus, del COVID-19. E credo anche che debba essere apprezzato, anche se questo potrà farci pagare nel breve dei prezzi, il principio di trasparenza, che il Governo ha seguito in ogni momento.

Siamo l’unico Paese europeo che ha fatto circa 10 mila tamponi, e più tamponi fai più aumenti la possibilità, ovviamente, di riconoscere la presenza dell’infezione anche in soggetti cosiddetti asintomatici. E dobbiamo anche dire, ma senza gettare la croce su nessuno, né su quei territori né su quegli operatori, che oggi un unico solo focolaio ha generato più dell’80 per cento del complesso delle persone risultate positive. Lo dico in un altro modo: se non ci fosse stato quel focolaio – e non do responsabilità a nessuno, tanto meno ai medici e alle persone che operano in quel territorio – noi saremmo assolutamente nella media degli altri Paesi europei.

Questo va detto, perché altrimenti ci giochiamo… Così come è giusta l’osservazione, lo riconosco, che faceva prima la collega Meloni: c’è stato e c’è ancora oggi una sorta di cortocircuito comunicativo, perché da un lato si dice la verità, si dicono i numeri che sono stati detti delle ricerche rispetto alla pericolosità del COVID-19, e dall’altro si prendono misure drastiche, come se la pericolosità fosse molto, ma molto più elevata. Il problema qual è, evidentemente? Il problema è la dimensione numerica potenziale del contagio.

Provo a dare due numeri, credo che questo ci possa aiutare: a ieri l’influenza tradizionale ha colpito 5,6 milioni di italiani; se noi ci trovassimo di fronte non a 400 contagiati, ma a 400 mila contagiati, che è meno di un decimo di quello dell’influenza tradizionale, ci troveremmo banalmente, stando anche alle previsioni più semplici, a una dimensione di richiesta di posti letti in rianimazione di oltre 20 mila! E questi posti letto il Sistema sanitario nazionale non ce l’ha! Ecco perché è fondamentale circoscrivere, rallentare, mettere davanti, pur consapevoli delle difficoltà e dei problemi che questo comporta nella vita quotidiana di milioni di persone e di imprese, la sanità, il rallentamento del contagio, rispetto a tutto il resto. Ed è vero, lo dico da europeista: questa volta è stata l’ennesima occasione mancata per dimostrare che non ci sono confini nazionali, che l’Europa non è semplicemente la somma di egoismi nazionali, ma che esistevano ed esistono confini europei, perché è giusto e sarebbe stato giusto avere eguali misure di controllo e di prevenzione superando i confini nazionali, perché questa questione è una questione assolutamente centrale.

Quindi, oggi è stato detto, devo dire, gli apprezzamenti del Commissario europeo, dell’OMS, proprio all’azione del Governo credo che da questo punto di vista dobbiamo viverli come un apprezzamento complessivo, così come ribadisco la solidarietà a chi sta in prima linea oggi, a chi ha subito danni economici: dovrà essere fatto uno sforzo gigantesco per far ripartire l’economia in molti territori. Su questo l’Europa, sono d’accordo anche su questo, devo dire, con chi mi ha preceduto, non può limitarsi a 200 milioni: qui si tratta di fare uno sforzo straordinario di solidarietà. C’è anche un’altra riflessione che vorrei fare, cioè il tema del servizio sanitario pubblico. Mai come in questo momento mi sento orgoglioso di essere italiano e di un servizio sanitario pubblico universale che non guarda in faccia le questioni economiche! Guardate, abbiamo denunciato da questi banchi, a Governi alterni, la necessità che si ponesse fine, come si è fatto con questo Governo, alla stagione dei tagli, ma si deve fare di più, molto di più. Che cosa è venuto fuori? Una debolezza strutturale di uno dei settori più difficili, quello che ha maggiormente contatto con la popolazione, cioè quello dei presidi di pronto soccorso.

Quello è un problema, Ministro, lei lo sa benissimo, che va affrontato e ci vogliono risorse. Anche sul ruolo dell’informazione, credo che come mai in questo momento il ruolo dell’informazione e del servizio pubblico debba distinguersi rispetto al resto dell’informazione, perché credo che la gente vada aiutata a comprendere. Si tratta non di tranquillizzare di per sé, non di minimizzare, ma di spiegare, perché credo che alla fine le persone, la gente comune sia in grado di comprendere. Concludo. In questi momenti – ma credo che sia capitato a tutti, nei momenti di difficoltà – si va a guardare anche al passato.

C’è un testo della cultura antica, un testo che ci ricorda – è l’Ecclesiaste – che c’è un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli, un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci, un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per conservare e un tempo per buttare via, un tempo per strappare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare, un tempo per amare e un tempo per odiare, un tempo per la guerra e un tempo per la pace. Noi crediamo che oggi non sia il tempo delle polemiche, non sia il tempo della propaganda strumentale, ma sia, invece, il tempo, nell’interesse nazionale, nell’interesse dei nostri concittadini, dell’unità, della responsabilità e della solidarietà nazionale».

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