Ovada. Sugli anziani, sempre più numerosi in città e nella zona di Ovada, interviene il geom. Giuseppe Vignolo.
“L’aspettativa di vita è aumentata nei Paesi industrializzati grazie ad una serie di fattori che vanno dall’alimentazione alla medicina, fino al sistema lavorativo.
Però il modo di vivere attuale ci spinge in un vortice senza respiro, causando uno scollamento tra i vari componenti della famiglia.
I genitori sono costretti a lavorare entrambi e i bimbi debbono ricorrere agli asili nido, alle scuole materne in attesa della scuola dell’obbligo.
Per gli anziani il giro è un altro ma la falsariga è la stessa.
Un giorno esisteva il nonno risorsa, il nonno che tramandava i detti degli avi che erano gocce di saggezza, il nonno che si interpellava quando “marcava” male, il nonno che dai giovani traeva la ragione di vivere una serena vecchiaia.
Oggi quel nonno non esiste più, lo abbiamo rottamato, oggi l’anziano è diventato un vecchio ingombrante da collocare magari in una bella Casa di riposo in compagnia di tanti simili ma in solitudine.
Chi frequenta le Case di riposo spesso si sente dire “sono qui per non pesare sui figli… qui sto bene, mangio discretamente, mi curano, mi fanno anche il bagno, perfino il dolcetto col thè alla quattro… però credimi meglio morire”.
Siamo portati a prestare attenzione alla notizia che fa clamore, ricordiamo però che il problema della solitudine degli anziani è silenzioso, non si fa sentire e non ha voce nei media.
Se proviamo a dedicare un poco del nostro tempo solo a parlare con un anziano staremmo meglio e starebbe meglio il nonno.
Provare a leggere ciò che è scritto in fondo agli occchi di chi per esempio ti racconta la sua vita da marinaio.
La sua storia che nessuno ascolta più”.
Approfondimento sul giornale cartaceo in edicola giovedì 6 febbraio.