Precariato storico degli insegnanti di religione cattolica
Il prof. Pasquale G. Nascenti ci riferisce sul caso del precariato storico degli insegnanti di religione cattolica, in questi giorni rimessi al centro del dibattito politico e legislativo per via dell’approvazione della L.159/2019 pubblicata in Gazzetta Ufficiale serie n. 303 del 28.12.2019 che contiene all’art.1bis – cosiddetto emendamento Toccafondi per via del deputato della Camera on. Gabriele Toccafondi, referente di Italia Viva alla Commissione cultura e firmatario dell’emendamento – “disposizioni urgenti in materia di reclutamento del personale docente di religione cattolica”.
«Se da un lato gli insegnanti di religione cattolica sono soddisfatti che si torni a parlare del loro importante contributo nel mondo della scuola e di un concorso dopo ben 16 anni di attesa dall’ultimo e unico concorso, dall’altro questo dispositivo non soddisfa le attese del precariato storico, docenti idonei al concorso del 2004 ma mai immessi in ruolo e docenti con 10-15-20 anni di servizio.
Non si capisce infatti perché per altre categorie di docenti con tanti anni di servizio alle spalle è stata prevista una procedura straordinaria e riservata e per gli insegnanti di religione cattolica invece un concorso ordinario.
Ma gli elementi sui quali vorrei portare l’attenzione sono i seguenti:
– così come è concepito, questo articolo di legge, casomai dovesse trasformarsi in bando di concorso, innescherebbe una serie di ricordi dannosi per tutti. Per una ragione molto semplice: non viene riconosciuto valore abilitante all’idoneità diocesana, rilasciata dal vescovo e indispensabile per insegnare religione cattolica, ponendosi così in contrasto non soltanto con la normativa concordataria ma anche ai pronunciamenti del Consiglio di Stato.
– così come è concepito, questo articolo di legge, casomai dovesse trasformarsi in bando di concorso, rischia di trasformarsi in un’operazione di ‘svecchiamento’ perché la percentuale dei posti riservati al precariato storico – 50% dei posti messi a bando – non sarà sufficiente a garantire quella giusta immissione in ruolo che molti attendono da anni. Nella peggiore delle ipotesi, docenti con tanti anni di esperienza perderanno il lavoro, o, nella migliore delle ipotesi saranno ridotti al part-time forzato. Con tutte le conseguenze tremende che può immaginare».