Quinta centenaria incoronazione della Madonna di Oropa

Sono iniziati domenica 24 novembre gli eventi in preparazione alla Quinta centenaria incoronazione della Madonna di Oropa, che si terrà domenica 30 agosto 2020 in occasione dei cento anni dell’ultima incoronazione avvenuta nel 1920.

Sull’evento che interessa moltissimi fedeli ospitiamo le parole di mons. Roberto Farinella, Vescovo di Biella.

«Con l’inizio dell’anno speciale mariano, avvenuto nella festa di Cristo Re dell’universo, domenica 24 novembre, concesso da papa Francesco e confermato con il dono delle indulgenze comunicate dalla Penitenzieria Apostolica con decreto dello scorso 12 settembre, a firma del cardinale Mauro Piacenza, la Diocesi di Biella è entrata nel vivo degli eventi che porteranno alla Quinta centenaria incoronazione della Madonna di Oropa. Evento tanto atteso che si ripete dal 1620 ogni cento anni e che ha le caratteristiche di essere un vero pellegrinaggio di amore e di venerazione alla Madonna Nera, Madre e Regina di Oropa.

Il tempo dell’attesa nel quale sono stati preparati gli eventi di questo speciale anno mariano è giunto alla sua conclusione e ora si entra nel vivo delle celebrazioni per l’Incoronazione della Madonna.

L’8 dicembre nella basilica antica del Santuario di Oropa ove è conservata l’effigie della Madonna Bruna, nell’antico sacello, di fondazione eusebiana, si aprirà simbolicamente la porta del giubileo mariano che si concluderà il 27 settembre 2020, ultima domenica del mese. Lo speciale anno Mariano con apertura della porta santa che simbolicamente rappresenta il giubileo corrisponde al dono della perdonata, della preghiera, della devozione.

È attestato che già prima dell’Incoronazione del 1620, mossi da fiducia verso la Madre di Dio, al Santuario di Oropa accorressero i fedeli dalle chiese del Piemonte e da tutta Italia. Il Popolo cristiano ha espresso questa singolare devozione alla Vergine Maria, venerata con il titolo di Regina del Monte d’Oropa, ha adornato l’effigie sacra di preghiere e di opere di carità e di fede fino a chiedere al Vescovo mons. Giacomo Goria nel 1620 di incoronare l’effigie, secondo l’usanza ormai entrata nel cuore del popolo cristiano predicata dal frate cappuccino fra Girolamo da Coboli di Forlì. E così in occasione dei cento anni dell’ultima incoronazione avvenuta nel 1920 la prossima incoronazione che si svolgerà domenica 30 agosto 2020 richiamerà ad Oropa migliaia di pellegrini in varie occasioni e per le celebrazioni giubilari. Il Santo Padre Francesco, al quale va tutta la nostra riconoscenza, ha concesso il dono dell’indulgenza plenaria in forma giubilare con gli stessi ingenti benefici spirituali».

L’intervista al Rettore, don Michele Berchi

Incoronazione, un termine che evoca re e regine. Ricchezza e privilegio. Di tutto altro senso è l’incoronazione della Madonna Nera, regina del Santuario di Oropa. Il più importante santuario mariano dell’arco alpino incastonato in un magnifico contesto naturale a pochi chilometri da Biella. Meta da secoli di pellegrini provenienti da tutto il mondo. Il Rettore, don Michele Berchi, ha seguito tutti i passi del  cammino che porterà il prossimo 30 agosto alla cerimonia della quinta centenaria incoronazione.

Rettore che cosa significa oggi incoronare la Madonna di Oropa e il Bambino Gesù?

Il gesto dell’incoronazione, pur nascendo da una motivazione religiosa, assume oggi un significato più ampio: incoronare la Madonna e il Bambino è affermare che Oropa è di tutti, delle migliaia di persone che ogni anno si recano al Santuario, credenti e non credenti. Un legame forte che va oltre la tradizione. La corona che vogliamo mettere sul capo della Madonna ha significato solo se quella corona saremo noi, con la nostra parte più vera e intima.

Come avete scelto la corona?

È stato indetto un bando di concorso per andare oltre l’idea che la corona si riduca ad essere solo un oggetto prezioso, e per comunicare quello che oggi portiamo nel cuore, senza ripetere un gesto del passato.

Chi ha vinto?

All’unanimità la giuria ha selezionato il progetto di Luca Cavalca, che ha ideato una corona di fili d’oro, che richiama la storica tradizione tessile biellese. 

L’incoronazione è anche occasione di impegno sociale per tutta la comunità?

Si, il cammino intrapreso verso il 2020 ha coinvolto l’intera comunità in un’opera concreta di impegno sociale. Tre importanti realtà locali si sono unite per contrastare e prevenire situazioni di disagio economico che interessano categorie sempre più ampie della popolazione biellese. Diocesi di Biella, Fondazione Cassa di Risparmio di Biella e Banca Simetica hanno dato vita al nuovo bando “Seminare comunità 2.0”  per  stimolare la progettazione sociale in molteplici ambiti della collettività: nel campo del volontariato, della beneficenza e della filantropia.

Storia delle Incoronazioni

Oropa 1620. Nella bella stagione, breve del resto, dovevi affrontare una mulattiera impervia,  aggirare il colle di S. Francesco, e finalmente giungevi al santuario: una chiesa in fase di ultimazione, scarse le  persone e gli  edifici, una stalla. Nei lungi mesi invernali, silenzio, solitudine, neve.

Tuttavia, quando alla fine del XVI secolo si diffuse in Italia la consuetudine di incoronare la sacra immagine della Vergine, fra le tante statue della Madonna venerate nella diocesi sarà proprio quella di Oropa che si vorrà incoronare, nella località più scomoda da raggiungere, niente strada, penuria di mezzi, il paese reduce da una pestilenza.

  Nonostante tutto: Oropa 1620, 30 agosto: 50.000 pellegrini e corteggio di lettighe e cavalli percorreranno una strada ampia sorta come d’incanto. Un secolo dopo, sarà, invece, il pericolo della peste a compromettere la celebrazione. Eppure, il 25 agosto 1720 oltre 80.000 persone affolleranno il Santuario per la Seconda Incoronazione celebrata nel grandioso apparato progettato dal Juvarra. Saranno più di centomila un secolo dopo, 27 agosto 1820, nonostante la regione fosse ora reduce da un periodo di rivoluzioni e di umiliante dominio straniero. Salirà a 150.000 il numero dei fedeli che il 29 agosto 1920 assisteranno sul piazzale della Chiesa Nuova alla Quarta Incoronazione, reduci ora da quella Guerra Mondiale “inutile strage e suicidio dell’Europa civile” come nella condanna di Benedetto XV. 

Difficoltà e incognite ad ogni Incoronazione: ad ogni Incoronazione imponenza di partecipazione e di realizzazioni. Quel Santuario povero  e celato tra i monti si arricchirà via via di sempre nuove costruzioni, edifici, gallerie,  porticati, ristoranti, negozi, piazzali, affacciandosi sulla pianura dopo lo spianamento a metà ‘700 del colle di S. Francesco. Eminenti cultori di storia hanno di  volta in volta raccontato con minuzia e dottrina le Incoronazioni e ogni loro possibile risvolto. Un ulteriore libro a riassumere ora?

 Potrebbe valere la pena tentare un approccio alternativo. Il racconto di testimoni oculari, ad esempio. Non personaggi già promossi dalla storia, ma altri da quella stessa storia trascurati o perché di modesto rilievo o per incuria.

Narrerà così la Prima Incoronazione, padre Giacomo («di cui non abbiamo notizie» ammette lo storico di Oropa Mario Trompetto) tuttavia predicatore dell’Incoronazione a fianco del più celebre Fedele da San Germano. Per la Seconda Incoronazione, il pittore Giovanni Galliari, la cui fama è velata da quella dei più celebri figli, in particolare Bernardino. Per la Terza Incoronazione, poiché nessuna casa regnante fu mai presente all’evento, perché non farne testimone, invece, una modesta domestica di Corte, napoletana e per la prima volta a Oropa? Il compositore don Pietro Magri racconterà la Quarta Incoronazione, reduce da successi internazionali e autore del superbo Oratorio “La Regina delle Alpi”, il cui spartito oggi è introvabile, come purtroppo introvabile è il nome dello stesso Magri sulle correnti storie della musica.

 Quattro testimoni, oscuri o oscurati, delle quattro Incoronazioni: questi i quattro narratori di La Regina delle Alpi. Oropa: secoli e corone. 

Pier Francesco Gasparetto

  Il manto

Gioie, dolori, sofferenze, speranze, suppliche, ringraziamenti di migliaia di cuori uniti con il filo dell’amore.  Tutto questo avvolgerà la Madonna Nera di Oropa, nel giorno del quinto centenario dell’incoronazione, racchiuso nell’interno del manto che vestirà la statua.  Un’idea originale, nata dal desiderio di essere tutti insieme accanto alla Madre della Misericordia.  Il manto avrà una parte esterna di tessuto prezioso, mentre la  parte interna è un  patchwork realizzato con migliaia  (oltre settemila) di pezzetti di stoffa inviati da tantissima gente  uniti ad  un breve messaggio, un’intenzione di preghiera. Sul profilo Istagram «oropaduemilaventi» se ne possono leggere svariati. Tutti carichi di amore e devozione verso la Madonna, sono parole profonde che ringraziano per un dono ricevuto o per il sostegno in un momento di difficoltà e timore. Tutti questi piccoli pezzi di stoffa sono storia vissuta, trasformano il manto in un grande ex-voto dell’uomo e della donna di oggi. L’ideatrice è Alessandra Alberto, biellese, studi all’Accademia di Brera, un lavoro nell’ambito tessile e un legame fortissimo con il Santuario di Oropa. Ricorda ancora il momento in cui ha avuto l’idea di questo manto, <avevo in mente la Madonna della Misericordia con tutti sotto il suo manto e mi sono domandata come possiamo esserci tutti?>. Da qui in poi è stato un continuo  affidarsi alla provvidenza, e la sua idea ha camminato con l’aiuto e il sostegno di tanti. Fino ad arrivare a chi lo sta realizzando materialmente. A chi ha detto “Sì” un semplice si ad un’impresa enorme. La grande mole di pezzetti di stoffa sono ora nelle mani sapienti delle monache dell’isola di San Giulio. Il prestigioso laboratorio di restauro sotto la direzione di suor Maria Lucia Ferrari ha accettato il compito di dare anima a questo progetto. Con una lettera pubblica le suore raccontano l’avventura titanica  che stanno affrontando per questo manto che dovrà essere pronto per agosto. «Non nascondiamo – hanno scritto – che ogni frammento di tessuto che passa fra le nostre dita ha per noi una voce arcana, un messaggio silenzioso e vibrante, al punto da crearci un senso di sofferenza nel prendere le forbici per ritagliare tessere più piccole del tessuto arrivato». Tutto il lavoro viene realizzato a mano con il cuore orante, perché affermano: «desideriamo cucire le tessere non solo al tessuto ma anche, attraverso la preghiera, al cuore di Dio».

Chiara Genisio

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