Acqui Terme. “Tutto quello che ho scritto è poesia”.
Così pensava Furio Jesi (1941-1980), filosofo e saggista, in particolare esegeta di Cesare Pavese. (E accanto a noi, nell’aula magna del Liceo Saracco, venerdì 8 novembre, le conferme, sottovoce, vengono dalle parole di Franco Vaccaneo, per decenni direttore della Fondazione di Santo Stefano).
Jesi anche germanista, e cultore dell’antropologia, della storia delle religioni, e testimone di una stagione in cui il nostro Paese era – così Giacomo Jori – “profondamente diverso da quello d’oggi, così banale, superficiale e manicheo”.
Ecco Furio Jesi. (il resto dell’articolo di Giulio Sardi si può leggere su L’Ancora n.42/2019)